Se la tua azienda è in una fase di rapida espansione, potresti scoprire che le istituzioni finanziarie tradizionali come le banche non sono in grado di fornirti il livello di supporto di cui hai bisogno. In questa situazione, ricorrere ai mini-bond, potrebbe rappresentare la giusta strada da intraprendere per lo sviluppo della tua società. Questo strumento, simile ad una più nota emissione obbligazionaria, risulta essere un’opzione ideale per acquisire capitali aggiuntivi, essendo progettati specificamente per le imprese in rapida espansione che non si sono ancora quotate in borsa.

l quotidiano ilSole24Ore ha sottolineato che oltre mille imprese italiane avrebbero le qualifiche necessarie per emettere mini-bond nel prossimo anno. Queste aziende sono caratterizzate da una solida posizione finanziaria e un tasso di crescita del fatturato su base annua superiore al 5%.
I mini-bond sono strumenti di debito di medio-lungo termine emessi generalmente da PMI e non quotati in borsa. La normativa di riferimento per i Mini-Bond è contenuta nel Decreto Sviluppo (Decreto Legge 83 del 22 giugno 2012, convertito in Legge 134/2012) e nel Decreto Sviluppo Bis (Decreto Legge 179 del 18 ottobre 2012, convertito in Legge 221/2012), che hanno riformulato la regolamentazione relativa a vari strumenti di debito emessi dalle piccole e medie imprese italiane.Contrariamente al tradizionale rapporto banca-impresa, l’emissione di mini-bond coinvolge una varietà di attori finanziari. In questo contesto, il ruolo dell’Advisor è cruciale per valutare la solidità dell’impresa emittente e garantire il coordinamento tra le varie parti interessate, inclusi gli “arranger” che assistono nell’organizzazione e piazzamento del mini-bond. Gli investitori nei mini-bond giocano un ruolo ancor più fondamentale, in quanto la riuscita dell’emissione dipende dalla loro fiducia nel progetto aziendale. Si tratta di una gamma ampia di attori, che va dalle banche agli intermediari finanziari, ai fondi pensione, assicurativi e fondi o società attive nei “private markets”.

Generalmente I mini-bond hanno un importo compreso tra i 2 ed i 50 milioni di euro ed una durata di circa 5 / 7 anni, ma trattandosi di operazioni complesse, strutturate e, di conseguenza, con costi fissi parecchio elevati le società che ne curano l’emissione, generalmente società di intermediazione finanziaria o creditizia, utilizzano dei requisiti minimi per poter accedere a questo strumento. I requisiti generalmente adottati sono:

⁃ Un’emissione superiore ad i €5 milioni
⁃ Fatturato della società in questione uguale o pari a €20 milioni
⁃ Un EBITDA pari ad almeno il 10% del fatturato
Questi sono requisiti che adottano la maggior parte dei player del mercato e non vanno interpretati come una regola ma piuttosto come una linea guida, alla quale, spesso, al ricorrere di determinate condizioni come ad esempio la partecipazione all’emissione del mini-bond di enti statali, anche gli stessi player riescono ad andare in deroga alle loro guideline.

L’emissione di mini-bond è un modo per le aziende di raccogliere capitali senza dover passare attraverso il processo complesso e costoso di quotazione pubblica. In genere, i mini-bond sono emessi con un tasso di interesse fisso e hanno una data di scadenza specifica, proprio come le obbligazioni tradizionali. Gli investitori che acquistano questi strumenti finanziari ricevono pagamenti periodici degli interessi e alla scadenza ricevono indietro il capitale investito.

Questo perché le società che emettono questi strumenti non sono soggette ai medesimi requisiti normativi delle società quotate, le informazioni disponibili possono essere meno complete, rendendo più difficile per gli investitori valutare il rischio associato all’investimento.
Un ottimo strumento facilmente personalizzabile e flessibile che, però, presenta anche qualche limite.
Tu cosa ne pensi? Avevi mai sentito parlare di mini-bond?
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