Negli Stati Uniti, la campagna elettorale si sta scaldando, con entrambi i candidati principali – Kamala Harris e Donald Trump – che stanno puntando il loro messaggio politico su un tema cruciale: la classe media è in difficoltà, e solo le loro politiche possono risolvere la situazione. Questo focus riflette la realtà di una competizione elettorale molto serrata negli stati chiave che determineranno il risultato delle elezioni. 

Nonostante le divergenze ideologiche tra i due candidati, entrambi sembrano concentrarsi su una visione comune: riportare i posti di lavoro manifatturieri nel cuore industriale degli Stati Uniti. Questo perché, in stati come Georgia e Pennsylvania, la battaglia elettorale è così equilibrata che ogni piccolo margine potrebbe essere decisivo. La domanda che sorge spontanea è: quanto sono realistiche queste promesse? E soprattutto, sono sostenibili? 

Donald Trump continua a fare leva sulle sue proposte di tariffe, una mossa che risuona tra molti elettori, nonostante i potenziali costi economici. “La parola tariffa, usata correttamente, è una delle parole più belle che abbia mai sentito,” ha dichiarato Trump a Savannah, in Georgia, promettendo nuove tariffe per le aziende che non producono negli Stati Uniti. Ma cosa si intende esattamente per “tariffe” e sono davvero una soluzione sostenibile per “salvare la classe media”? Le tariffe, conosciute anche come dazi doganali, sono imposte che un governo applica sulle merci importate (e talvolta esportate). Esistono due tipi principali di tariffe: le tariffe ad valorem, che vengono calcolate come una percentuale del valore del bene importato, e le tariffe specifiche, che impongono un importo fisso per unità di misura del prodotto. L’obiettivo delle tariffe è spesso duplice: proteggere le industrie nazionali rendendo i beni stranieri più costosi, e generare entrate per il governo. Sebbene le tariffe possano fornire protezione a breve termine, storicamente si è dimostrato che creano tensioni commerciali e aumentano i costi per i consumatori locali. 

Secondo il Peterson Institute for International Economics, queste misure aumenterebbero i costi per la famiglia media americana di 2.600 dollari all’anno, colpendo in modo sproporzionato le famiglie a basso reddito che Trump sostiene di voler proteggere. Uno sguardo ai dati ci fornisce delle risposte. L’International Monetary Fund (IMF) ha analizzato l’impatto delle tariffe sulle economie e ha concluso che, nel lungo periodo, queste imposte riducono il commercio e l’investimento, rallentando la crescita economica. 

Nonostante i potenziali benefici a breve termine, molti economisti, incluso il Penn Wharton Budget Model, avvertono che queste politiche rischiano di far aumentare il deficit di 5,8 trilioni di dollari nei prossimi dieci anni, facendo pressione su un bilancio federale già in difficoltà. 

La scelta di opporsi a tali fusioni internazionali, pur avendo il supporto dei sindacati, potrebbe ritorcersi contro gli stessi lavoratori se le aziende americane non riusciranno a finanziare le innovazioni necessarie. Quanto è strategico il suo approccio alla globalizzazione, se da una parte cerca di proteggere il lavoro locale, ma dall’altra rischia di tagliare fuori gli investimenti esteri, cruciali per mantenere competitivi settori come l’acciaio? 

La Politica dei Tagli Fiscali: Una Promessa Realistica? 

Un’ulteriore problematica riguarda la difficoltà del Congresso di approvare nuove politiche fiscali, data la polarizzazione politica. Con un Congresso diviso, l’attuazione di tagli fiscali profondi, combinati a nuove spese per le infrastrutture tecnologiche o protezionistiche, appare sempre più una sfida complessa.

La Sfida della Competitività Globale Occorre chiedersi: stanno Harris e Trump rispondendo adeguatamente alla crescente competizione economica globale, specialmente nei confronti della Cina? Secondo Marko Papic, stratega di BCA Research, gli Stati Uniti dovrebbero sfruttare i loro punti di forza come il consumo domestico e il turismo, piuttosto che adottare strategie puramente difensive. Settori come il turismo (con destinazioni chiave come Las Vegas e la California) possono contribuire in modo significativo a contrastare l’ascesa economica cinese, sostenendo al contempo la crescita interna. Come spesso accade in campagna elettorale, la retorica populista sembra avere più presa di visioni a lungo termine. Le proposte di Harris e Trump sono davvero orientate alla crescita sostenibile, o sono solo risposte momentanee per guadagnare consensi? Le promesse elettorali di rinascita della classe media fanno presa sull’elettorato, ma la loro attuazione appare piena di ostacoli. Stiamo davvero vedendo proposte concrete o solo slogan elettorali? Le politiche di Trump, incentrate sulle tariffe e sul protezionismo, rischiano di isolare gli Stati Uniti dalle opportunità globali, mentre i piani di Harris per l’innovazione richiedono un supporto finanziario e politico che potrebbe non essere così semplice da ottenere.

Le domande rimangono aperte: quali di queste promesse sono sostenibili?

E, soprattutto, chi pagherà il prezzo per realizzare o fallire in queste ambiziose visioni?