Nell’articolo di oggi parleremo di una tematica fondamentale nel mondo Biotech e Big Pharma: I BREVETTI. Ma prima una breve parentesi… Per chi non lo sapesse, infatti, quando si parla di “Big Pharma”, ci si riferisce alle grandi aziende farmaceutiche multinazionali che hanno un’influenza significativa sull’industria farmaceutica globale. Queste aziende sono tra i principali attori nel campo della ricerca, dello sviluppo, della produzione e della commercializzazione di prodotti farmaceutici e biotecnologici. La denominazione “Big Pharma” spesso porta con sé una connotazione sia positiva che negativa, a seconda del contesto in cui viene utilizzata. 

Una volta che i risultati preliminari indicano un potenziale successo terapeutico, l’azienda procede con la presentazione di una domanda di brevetto presso l’ufficio brevetti nazionale o regionale. La domanda di brevetto deve dettagliare l’invenzione in modo sufficientemente chiaro e completo per consentire a un esperto nel campo di replicare il farmaco. Deve inoltre dimostrare che il farmaco è nuovo, non ovvio (ovvero non sarebbe immediatamente evidente per qualcuno con conoscenze tecniche nel campo) e utile. Dopo il deposito, la domanda viene esaminata per verificare che soddisfi tutti i criteri richiesti. Questo processo di esame può richiedere diversi anni, durante i quali possono sorgere negoziazioni tra l’azienda richiedente e l’ufficio brevetti riguardo alla portata e alla validità delle rivendicazioni brevettuali. Una volta concesso, il brevetto fornisce alla società un diritto esclusivo di produrre, vendere e distribuire il farmaco, tipicamente per un periodo fino a 20 anni dalla data di presentazione della domanda. Questo monopolio temporaneo consente all’azienda di stabilire il prezzo del farmaco in modo da recuperare gli investimenti fatti in R&D e generare profitto, senza la concorrenza dei generici. 

Benché il brevetto principale del Viagra sia scaduto in diversi mercati, consentendo la comparsa di versioni generiche, l’impatto economico originale del farmaco per Pfizer dimostra il potente effetto che i brevetti farmaceutici possono avere sulla fortuna finanziaria di un’azienda. Tuttavia, il tempo effettivo durante il quale un farmaco è protetto dall’esclusiva di mercato può essere meno di 20 anni, poiché il conteggio inizia dal momento della presentazione della domanda di brevetto, non dalla data di approvazione del farmaco per la vendita. Per mitigare questo problema, le aziende possono richiedere Certificati di Protezione Supplementare (SPCs) in alcuni paesi, che estendono il periodo di protezione per compensare il tempo impiegato per ottenere l’approvazione regolatoria. 

Le aziende possono anche apportare modifiche innovative al processo di produzione, che, pur non alterando l’efficacia del farmaco, forniscono un pretesto legale per un’estensione brevettuale. Ulteriormente, il campo di applicazione terapeutica di un farmaco può essere ampliato ottenendo l’approvazione per nuove indicazioni. Questo non solo apre mercati aggiuntivi ma può anche meritare la concessione di nuovi brevetti che proteggono l’uso espanso. Analogamente, i metaboliti di un farmaco, essendo i prodotti del suo metabolismo nel corpo umano, possono presentare opportunità per brevetti completamente nuovi, pur derivando dalla stessa molecola di base. Le combinazioni di farmaci rappresentano un’altra frontiera per l’evergreening, dove il farmaco originale viene combinato con altri agenti per creare un trattamento che è “brevettabilmente” distinto. Oltre alle innovazioni scientifiche e tecniche, ci sono strategie legali e regolamentari come le estensioni dei brevetti o i certificati di protezione supplementare. Questi strumenti legali sono pensati per compensare il tempo perso per l’approvazione regolatoria, estendendo di fatto il periodo durante il quale un farmaco può essere venduto esclusivamente dal suo creatore. Inoltre, le cause legali contro i produttori di generici possono ritardare l’entrata di questi ultimi sul mercato, anche se spesso si risolvono in accordi che comunque favoriscono l’originatore del farmaco. Inoltre, l’acquisizione di brevetti collegati e complementari è effettivamente una strategia che le compagnie farmaceutiche utilizzano per rafforzare la loro posizione sul mercato e proteggere i propri investimenti in ricerca e sviluppo. Questa tattica può servire a diversi scopi strategici, tra cui il rafforzamento della protezione brevettuale intorno a un farmaco specifico o principio attivo e la creazione di una sorta di “muro” brevettuale che rende più difficile per i concorrenti entrare nello stesso spazio di mercato. Quando una compagnia farmaceutica sviluppa un nuovo farmaco, spesso cerca di brevettare non solo il composto stesso ma anche una serie di tecnologie correlate che possono essere utilizzate nella sua produzione, formulazione, o somministrazione. Questo può includere metodi di produzione, formulazioni farmaceutiche, combinazioni di principi attivi, e persino l’uso del farmaco per trattare condizioni specifiche che non erano precedentemente note. Acquisendo brevetti su questi aspetti complementari, l’azienda può costruire una robusta rete di protezioni che coprono vari aspetti del farmaco, rendendo molto più complesso per i concorrenti sviluppare alternative senza infrangere uno o più brevetti. Questa strategia può anche essere vista come un modo per prolungare il periodo di esclusività di mercato oltre la scadenza del brevetto originale del farmaco. Attraverso il rilascio sequenziale di nuove formulazioni o applicazioni brevettate, le aziende possono continuare a mantenere un certo livello di controllo sul mercato, anche quando il brevetto originale è vicino alla scadenza o è già scaduto. Questo approccio non solo scoraggia i competitor ma può anche incidere significativamente sulla dinamica di mercato, influenzando i prezzi, l’accessibilità e la varietà di opzioni terapeutiche disponibili per i pazienti. Le “guerre di brevetti”, in cui le aziende farmaceutiche si contendono il monopolio di mercato su specifici farmaci o principi attivi, sono spesso alimentate da queste strategie. Le cause legali per violazione di brevetto possono diventare battaglie prolungate e costose, con l’obiettivo non solo di difendere i propri diritti ma anche di impedire o ritardare l’ingresso dei concorrenti nel mercato. Un esempio emblematico di “guerra legale” nel settore farmaceutico è stato il conflitto tra Pfizer e Ranbaxy riguardante il brevetto del Lipitor (atorvastatina calcica), uno dei farmaci più venduti al mondo, utilizzato per abbassare il colesterolo. Lipitor, sviluppato da Pfizer, è diventato disponibile sul mercato statunitense nel 1997 e ha generato entrate miliardarie per l’azienda. La disputa tra Pfizer e Ranbaxy ha avuto inizio quando Ranbaxy, una compagnia farmaceutica indiana, ha tentato di introdurre una versione generica del Lipitor negli Stati Uniti prima della scadenza dei brevetti di Pfizer. Pfizer ha risposto con una serie di cause legali per violazione di brevetto, avviate per proteggere la propria esclusiva di mercato sul Lipitor fino alla scadenza dei brevetti, che all’epoca era prevista per marzo 2010 per il brevetto principale e fino a giugno 2011 per altri brevetti correlati. La disputa legale si è conclusa nel 2008, quando Pfizer e Ranbaxy hanno raggiunto un accordo che permetteva a Ranbaxy di iniziare a vendere la sua versione generica del Lipitor negli Stati Uniti a partire dal 30 novembre 2011, poco prima della scadenza del brevetto esteso di Pfizer. Questo accordo ha rappresentato un compromesso tra le due aziende, consentendo a Pfizer di mantenere l’esclusività sul mercato del Lipitor negli Stati Uniti per un periodo prolungato, ma anche a Ranbaxy di entrare nel mercato con una certa anticipazione rispetto ad altri produttori di generici. Durante il periodo di esclusività, il Lipitor ha generato per Pfizer entrate annue che hanno superato i 12 miliardi di dollari, diventando il farmaco più venduto al mondo. Si stima che, nel corso della sua vita sul mercato, Lipitor abbia generato entrate complessive superiori a 125 miliardi di dollari per Pfizer, rendendolo uno dei farmaci più redditizi nella storia dell’industria farmaceutica. Il costo specifico della guerra legale per entrambe le aziende non è stato divulgato pubblicamente, ma le dispute brevettuali nel settore farmaceutico possono comportare spese legali significative, che includono onorari legali, costi per la raccolta di prove e altre spese processuali. Nonostante questi costi, per Pfizer la difesa dei propri brevetti su Lipitor è stata chiaramente vantaggiosa in termini economici, considerando le enormi entrate generate dal farmaco durante il periodo di protezione brevettuale. Un caso che evidenzia come le guerre legali sui brevetti nel settore farmaceutico possano essere strategie costose ma talvolta necessarie per le aziende che cercano di proteggere i propri investimenti in farmaci di grande successo. In Italia, come in molti altri paesi, l’esclusiva su formule e brevetti farmaceutici segue i principi stabiliti dagli accordi internazionali, tra cui l’Accordo sugli Aspetti dei Diritti di Proprietà Intellettuale che incidono sul Commercio (TRIPS), amministrato dall’Organizzazione Mondiale del Commercio (OMC). Questo accordo stabilisce un quadro di riferimento minimo per la protezione dei diritti di proprietà intellettuale, inclusi i brevetti farmaceutici, che tutti i paesi membri devono rispettare. Tuttavia, all’interno di questo quadro, esistono differenze significative nella legislazione e nella pratica tra i vari paesi, compresa l’Italia, riguardo alla durata della protezione brevettuale, alle estensioni dei brevetti e alle strategie di evergreening. Anche in Italia, il periodo di protezione brevettuale standard è di 20 anni dalla data di deposito della domanda, in linea con le normative internazionali. Il sistema italiano consente anche l’uso di Certificati di Protezione Supplementare (SPCs), che possono estendere la protezione brevettuale per farmaci e prodotti fitosanitari fino a un massimo di 5 anni oltre la scadenza normale del brevetto. Questo è inteso a compensare il tempo perso per l’ottenimento delle approvazioni regolamentari necessarie prima che il prodotto possa essere commercializzato. Questa storia è vecchia come il mondo: le aziende farmaceutiche devono sempre aggiornare la lista dei loro farmaci per non perdere il controllo esclusivo sui loro prodotti più venduti. Anche se le grandi aziende del settore sanno come dovrebbe andare a finire, non sempre riescono a gestire la situazione al meglio. Dopo il 2020, i problemi legati alla scadenza dei brevetti sono stati piuttosto limitati. Però, si stima che tra il 2027 e il 2028, la quota di vendite di farmaci a rischio di perdere il brevetto sarà la più alta da 2015, secondo le previsioni di Evaluate. 

Questa volta, però, le cose dovrebbero andare un po’ diversamente rispetto alle crisi passate. L’orientamento verso farmaci biologici, più complessi da imitare, dovrebbe aiutare i produttori a non vedere crollare le vendite subito dopo la fine dell’esclusività. 

Alcune delle scadenze di brevetto più importanti di questo decennio includono il farmaco Eliquis di BMS e Pfizer, usato per i coaguli di sangue, che perderà la sua esclusività nel 2026. BMS vedrà scadere anche il brevetto del suo trattamento per il cancro al polmone, Opdivo, negli USA nel 2028. MSD, conosciuta come Merck negli Stati Uniti, si aspetta concorrenza per il suo trattamento del cancro, Keytruda, alla fine del 2028. 

Sviluppare nuovi trattamenti richiede tempo. BMS, che recentemente ha annunciato guadagni migliori del previsto grazie a farmaci come Reblozyl per l’anemia e Camzyos per il cuore, ha dovuto posticipare di un anno, al 2026, l’obiettivo di generare più di 10 miliardi di dollari di vendite dal suo nuovo portfolio di prodotti. Se i farmaci più difficili da copiare hanno ridotto l’impatto delle scadenze dei brevetti, questo non si vede tanto chiaramente nelle valutazioni delle aziende europee. Sanofi ha un rapporto prezzo/utili di 11 volte, Roche di 12,4 volte e Novartis di 14,5 volte, mentre lo sviluppatore di farmaci per l’obesità Novo Nordisk ha un rapporto di 33,6 volte. Roche sta faticando a convincere gli investitori della sua capacità di migliorare la produttività della ricerca dopo alcuni fallimenti nel 2022. Sanofi sta affrontando una sfida simile, nonostante abbia aumentato la spesa in ricerca e sviluppo di circa 700 milioni di euro quest’anno, cercando di ridurre la sua dipendenza dal farmaco per asma ed eczema Dupixient, che perderà i diritti di esclusività all’inizio degli anni ’30. Alla fine, i vincitori saranno ancora una volta le banche di M&A. Le aziende farmaceutiche, pur mettendo in mostra i loro portafogli, stanno cercando accordi per migliorare le loro prospettive di crescita. A dicembre, BMS ha annunciato un accordo da 14 miliardi di dollari per acquisire Karuna Therapeutics, proprietaria del farmaco antischizofrenia KarXT. Evaluate prevede che KarXT sarà il lancio di farmaco più grande del 2024 se otterrà l’approvazione regolamentare negli Stati Uniti, con vendite stimate di 2,8 miliardi di dollari nel 2028. Come in passato, solo l’innovazione e il successo degli studi clinici potranno confermare che questa storia classica avrà un lieto fine.