L’energia nucleare, con la sua storia di sviluppi e controversie, si pone al centro di un dibattito sempre attuale, specie quando confrontata con le energie rinnovabili. In questo articolo cercheremo di esplorare le dinamiche economiche e finanziarie che si celano dietro questa fonte energetica, con un occhio di riguardo verso le aziende che operano in questi settori.

Fondamenti dell’Energia Nucleare

La fissione nucleare, processo chiave nella produzione dell’energia nucleare, si avvale di materiali come l’uranio-235 o il plutonio-239. I reattori nucleari, attraverso una serie di reazioni controllate, generano calore utilizzato per produrre energia elettrica. Scendiamo nel dettaglio… La fissione nucleare inizia quando un nucleo di uranio-235 o plutonio-239 assorbe un neutrone. Questo assorbimento rende il nucleo instabile, provocandone la divisione in due o più nuclei più leggeri. Questo processo rilascia una quantità significativa di energia sotto forma di calore e ulteriori neutroni. I neutroni liberati durante la fissione possono poi essere assorbiti da altri nuclei, innescando ulteriori reazioni di fissione. Questa serie di reazioni a catena continua finché ci sono nuclei fissili sufficienti per mantenere il processo.

 

Il calore generato dalla fissione viene utilizzato per riscaldare l’acqua presente nel reattore, trasformandola in vapore. Il vapore ad alta pressione viene poi diretto verso delle turbine. Queste turbine sono collegate a dei generatori di elettricità. Quando il vapore fa girare le pale della turbina, il generatore produce energia elettrica. Dopo aver fatto girare la turbina, il vapore viene condotto in un condensatore dove viene raffreddato e trasformato di nuovo in acqua. L’acqua viene quindi riciclata nel sistema per essere riscaldata nuovamente. 

Tenendo conto che nel 2020, gli Stati Uniti hanno emesso circa 4.571 miliardi di tonnellate metriche di CO2 e considerando il dato sopra riportato in termini di tonnellate metriche di emissioni evitate di CO2 in un anno, questo rappresenterebbe circa il 10,3% delle emissioni totali di CO2 degli Stati Uniti. Un dato che sottolinea l’importanza e l’impatto che questo tipo di energia ha sulla riduzione delle emissioni complessive del paese. Nonostante ciò, la percezione pubblica dell’energia nucleare risulta essere spesso negativa, basandosi su incidenti nucleari globali e su una falsa associazione con le armi nucleari. La gestione del combustibile usato, che deve essere trasportato, immagazzinato e smaltito in modo sicuro, è un altro aspetto cruciale e costoso dell’energia nucleare. Il mercato globale per la gestione dei rifiuti nucleari era valutato a 4,8 miliardi di dollari nel 2022 e si prevede che raggiungerà i 5,7 miliardi di dollari entro il 2032, con un tasso di crescita annuo composto (CAGR) dell’1,9%. Questi costi comprendono la gestione, lo stoccaggio, il trasporto e lo smaltimento di vari tipi di rifiuti, come rifiuti ad alto, medio e basso livello di radioattività. La gestione efficace dei rifiuti nucleari è essenziale per proteggere la salute umana e l’ambiente dagli effetti potenzialmente dannosi delle radiazioni, ma comporta anche un impegno e dei costi elevati per garantire la sicurezza e la conformità alle normative. Nulla di paragonabile al danno economico ed umano che un incidente potrebbe causare. L’incidente nucleare di Fukushima, infatti, ebbe un impatto economico estremamente rilevante. Il Ministero dell’Economia, del Commercio e dell’Industria del Giappone stimò i costi di decommissioning della centrale di Fukushima Daiichi e di compensazione delle vittime intorno ai 21,5 trilioni di yen (circa 187 miliardi di dollari USA). Una stima maggiore di circa quattro volte, rispetto alle valutazioni iniziali del 2011/12, che oscillavano tra i 5 e i 5,8 trilioni di yen. I costi diretti, uniti alle stime approssimative di 266 miliardi di dollari per l’importazione di combustibili fossili, portano ad una perdita totale stimata di oltre 500 miliardi di dollari, tenendo conto anche delle perdite nei settori del turismo, dell’agricoltura e della pesca. Per non parlare dell’incidente di Chernobyl, avvenuto nel 1986, e considerato il disastro più grave nella storia della generazione di energia nucleare. Il costo finanziario stimato di questo disastro è di circa 700 miliardi di dollari nel corso degli ultimi 30 anni. 

Costi di Costruzione

I costi per costruire un impianto nucleare variano notevolmente. La stima generale dei costi di costruzione di una centrale nucleare si aggira tra i 4 e i 9 miliardi di dollari. Questi costi includono vari aspetti, come la pianificazione e l’ottenimento di licenze, che possono arrivare a costare diverse centinaia di milioni di dollari, e la fase di progettazione e ingegneria, che può variare tra 500 milioni e 2 miliardi di dollari. Inoltre, la costruzione effettiva dell’impianto, che di solito richiede tra i 5 e i 10 anni, comporta costi che variano notevolmente in base alla dimensione, alla posizione e alla tecnologia scelta per l’impianto.

Costi Operativi

Oltre ai costi iniziali di costruzione, i costi operativi annuali di un impianto nucleare variano tra 150 e 250 milioni di dollari. Questi includono spese per il combustibile, la manutenzione e il personale. Il costo del combustibile nucleare è relativamente basso, con prezzi che vanno dai 20 ai 50 dollari per MWh. Tuttavia, la manutenzione e il personale richiedono un’ampia forza lavoro qualificata e costi annuali che possono variare da 100 a 200 milioni di dollari, mentre i costi del personale possono raggiungere i 50 milioni di dollari all’anno.

Costi Indiretti e di Regolamentazione

Un fattore significativo che contribuisce ai costi elevati è l’aumento dei costi indiretti, principalmente dovuto alla manodopera, che rappresenta l’80% di questi costi. L’aumento della regolamentazione nel corso degli anni ha reso la costruzione di impianti nucleari sempre più onerosa. Ad esempio, tra la fine degli anni ’60 e i primi anni ’70, i requisiti normativi sono aumentati costantemente, portando a un aumento del 176% dei costi degli impianti e del 137% dei requisiti di manodopera. Questi costi aggiuntivi sono dovuti a esigenze più rigorose in termini di materiali, componenti e sistemi di sicurezza.

Impatto degli Incidenti Nucleari sui Costi

Incidenti come quello di Three Mile Island nel 1979 hanno accelerato questa tendenza, con cambiamenti di sicurezza richiesti che hanno aggiunto circa il 10% ai costi di manodopera e il 15% ai costi dei materiali di una nuova centrale. Il continuo cambiamento delle normative ha anche comportato costi di coordinamento significativi per costruttori e regolatori. In conclusione, mentre le centrali nucleari generano grandi quantità di energia pulita durante il loro ciclo di vita di 40-60 anni, i costi iniziali di investimento e operativi sono sostanziali. Questi fattori devono essere attentamente valutati quando si considera la fattibilità di nuove centrali nucleari. 

Il caso Italiano

In Italia, la storia nucleare è stata segnata dal disastro di Chernobyl e dal conseguente movimento anti-nucleare. Il settore energetico italiano è caratterizzato da una varietà di aziende focalizzate principalmente sulle energie rinnovabili e sui combustibili fossili. 

Da allora, l’Italia ha abbandonato l’uso dell’energia nucleare e si è concentrata su altre forme di energia, soprattutto rinnovabili e importazioni. Anche se ci sono state alcune discussioni negli anni successivi sul possibile ritorno all’energia nucleare, queste non hanno portato a un cambiamento concreto nella politica energetica del paese.

Confronto con le Rinnovabili

Le energie rinnovabili, come il solare e l’eolico, stanno guadagnando terreno grazie alla loro sostenibilità e al loro minor impatto ambientale. A differenza del nucleare, queste fonti energetiche hanno costi iniziali inferiori e non presentano il problema dei rifiuti radioattivi. Tuttavia, la loro dipendenza dalle condizioni meteorologiche e geografiche e la minore densità energetica (intesa come capacità produttiva a parità di risorse impiegate) rappresentano degli ostacoli non da poco, che in ultima istanza potrebbero favorire l’adozione del nucleare almeno in Italia. Il costo dell’energia (LCOE) e la densità energetica variano significativamente tra gli impianti nucleari, eolici e fotovoltaici. Gli impianti nucleari, nonostante abbiano costi di costruzione più elevati (circa 22 miliardi di dollari) e un LCOE che può variare da circa 60 a 120 dollari per MWh, offrono una densità energetica molto alta, producendo una grande quantità di energia in una superficie relativamente piccola. Gli impianti eolici, con un LCOE che si aggira tra 30 e 60 dollari per MWh, richiedono più spazio per unità di energia prodotta, ma possono essere integrati in terreni agricoli o in mare. Gli impianti fotovoltaici, con un LCOE compreso tra 20 e 50 dollari per MWh, sono i più flessibili in termini di ubicazione, ma presentano la densità energetica più bassa per unità di superficie. Pertanto, a parità di energia prodotta, gli impianti nucleari occupano meno spazio rispetto a quelli eolici e fotovoltaici, rendendoli superiori in termini di resa energetica per unità di superficie, ma questa efficienza deve essere bilanciata con considerazioni su sostenibilità, impatto ambientale e sicurezza. Dal punto di vista economico, l’energia nucleare richiede investimenti iniziali significativi ma può garantire una fornitura energetica affidabile e a lungo termine. Le rinnovabili, invece, beneficiano di costi operativi più bassi e di incentivi governativi in molti paesi. La scelta tra nucleare e rinnovabili spesso dipende dalle politiche energetiche nazionali e dagli obiettivi di sostenibilità. Il futuro dell’energia nucleare è legato a sviluppi tecnologici, politiche ambientali e considerazioni di sicurezza. La ricerca si sta orientando verso reattori di nuova generazione, come quelli a fusione nucleare.

Conclusione

In conclusione, l’energia nucleare e le fonti rinnovabili rappresentano due percorsi divergenti nel panorama energetico mondiale, ciascuno con i propri vantaggi, sfide e implicazioni economiche. Mentre l’energia nucleare si distingue per la sua elevata densità energetica e la capacità di generare grandi quantità di elettricità con una minima impronta di carbonio, i suoi elevati costi di costruzione e manutenzione, la gestione dei rifiuti radioattivi e i rischi di incidenti pongono sfide significative. D’altra parte, le energie rinnovabili, come eolica e solare, offrono una via più sostenibile e a basso impatto ambientale, pur presentando sfide in termini di dipendenza dalle condizioni meteorologiche e di minor densità energetica. La scelta tra queste fonti energetiche si riduce a un bilanciamento tra costi, sicurezza, impatto ambientale e obiettivi di politica energetica. Con lo sviluppo di tecnologie avanzate come i reattori a fusione nucleare e l’aumento dell’efficienza delle fonti rinnovabili, il panorama energetico continua a evolversi, promettendo nuove opportunità e sfide per un futuro energetico più sostenibile e sicuro.