Intel, un tempo il gigante incontrastato dei chip, sta affrontando una delle sfide più grandi della sua storia. Negli ultimi mesi, la situazione è diventata critica: le dimissioni dei dirigenti, i licenziamenti di massa e il crollo delle azioni hanno messo a dura prova i piani di rilancio del CEO Pat Gelsinger. Intel è a un bivio: sarà destinata a diventare un relitto nel settore tecnologico, o riuscirà a imboccare la strada di un profondo cambiamento, recuperando il terreno perso? La primavera dell’anno scorso, il consiglio di amministrazione di Intel ha dato a Gelsinger un messaggio chiaro: concentrarsi sull’intelligenza artificiale (IA).

La paura era che Intel potesse perdere un mercato in rapida crescita, quello dei chip che alimentano l’IA generativa, una tecnologia esplosa dopo il lancio di ChatGPT da parte di OpenAI. Per rispondere a questa richiesta, Gelsinger ha creato un ufficio di “Accelerazione dell’IA”, guidato da Srinivas Lingam. L’obiettivo? Coordinare i piani di Intel in materia di IA attraverso i vari segmenti di business. 

Ma nonostante questi sforzi, Intel è ancora molto indietro rispetto ai suoi principali rivali, Nvidia e AMD. Pensate che Intel prevede di vendere solo 500 milioni di dollari di chip AI Gaudi 3 quest’anno, mentre Nvidia, grazie alle sue unità di elaborazione grafica (GPU), sta generando decine di miliardi di dollari. Non è solo una questione di numeri: Intel sta lottando per mantenere la sua rilevanza in un mercato in cui Nvidia è ormai sinonimo di IA. 

Gelsinger, che è stato nominato CEO nel 2021, si trova a metà del suo piano quinquennale per trasformare Intel in una potenza manifatturiera in grado di competere con Taiwan Semiconductor Manufacturing Company (TSMC). Ha già separato la divisione di progettazione dei chip dal suo braccio produttivo, ma questa mossa da sola non è stata sufficiente. Le tensioni con il consiglio d’amministrazione sono cresciute, tanto che ad agosto un membro chiave incaricato di sovrintendere alla strategia di produzione ha rassegnato le dimissioni. Ora Gelsinger si prepara a presentare al consiglio un nuovo piano di ristrutturazione, dopo aver già annunciato tagli per 10 miliardi di dollari ad agosto, inclusi 15.000 licenziamenti. Ma i problemi di Intel non sono solo una questione di soldi. Gli ex dipendenti hanno descritto una burocrazia interna soffocante, con continui tira e molla sui licenziamenti che hanno minato il morale. Anche i talenti chiave in settori come l’IA e la produzione di chip sembrano sempre più difficili da trattenere. Bloomberg ha recentemente riportato che Intel sta esplorando opzioni drastiche, come una possibile IPO (offerta pubblica iniziale) della sua unità specializzata in chip Altera o la vendita del suo business delle fonderie. Alcuni analisti vedono queste mosse come “spostare le sdraio sul Titanic”: se Intel deve vendere pezzi di sé stessa per sopravvivere, il problema potrebbe essere più grande di quanto sembri. C’è ancora speranza per Intel. Alcuni analisti sostengono che se l’azienda riuscirà a sopravvivere alla tempesta attuale, potrebbe raggiungere un “livello di profittabilità” nel 2026 o 2027, grazie a un nuovo processo di produzione chiamato 18A. In parole semplici, si tratta di una nuova tecnologia per realizzare chip all’avanguardia, i più potenti e avanzati. Il problema? Il successo di questa tecnologia richiede tempo, e Intel dovrà mantenere la sua posizione fino ad allora. Nel frattempo, il governo degli Stati Uniti è intervenuto con il Chips Act, un pacchetto di sostegno per l’industria dei semiconduttori del Paese. Intel ha ottenuto una sovvenzione di 8,5 miliardi di dollari e un prestito di 11 miliardi per supportare le sue fabbriche negli Stati Uniti. Anche se non ha ancora ricevuto i fondi, questa mossa rappresenta un barlume di speranza per l’azienda. 

Dovrà innovare, investire in nuovi talenti e, soprattutto, riconquistare la fiducia degli investitori. Per ora, la strada è incerta e il tempo è contro di loro. Intel è di fronte a una scelta: rischiare di diventare un relitto nel settore tecnologico, o rimettersi in carreggiata con un piano coraggioso che possa riportarla ai fasti di un tempo. Gli investitori e l’industria stanno a guardare, in attesa di capire quale strada sceglierà. E tu cosa ne pensi? Faccelo sapere nei commenti!