I margini di profitto dei torrefattori sono sotto pressione, schiacciati da un aumento del 70% dei futures della robusta nell’ultimo anno. Secondo il gigante del caffè italiano Lavazza, il prezzo del caffè è destinato a salire oltre i già elevati livelli record. Fattori come i cambiamenti climatici, le interruzioni dei trasporti e le nuove normative europee stanno spingendo i costi di produzione alle stelle.
Recentemente, i futures sulla robusta di Londra, che funge da benchmark globale, hanno raggiunto un picco di 4844 dollari per tonnellata. Questo notevole aumento, circa il 70% rispetto ai minimi registrati nell’ottobre dello scorso anno, è stato principalmente causato da raccolti scarsi nei principali paesi produttori del Sud-Est asiatico.
“Il cambiamento climatico ha colpito duramente la produzione di robusta nei più importanti paesi produttori, come Vietnam e Indonesia, riducendo drasticamente la disponibilità di questa varietà”, ha aggiunto Lavazza. Le proiezioni meteo non prevedono un miglioramento per i prossimi raccolti in Vietnam, vitali per il rifornimento di robusta utilizzata per l’espresso e il caffè solubile.
Le fluttuazioni storiche dei prezzi si sono sempre verificate, ma “questa volta il costo del caffè rimarrà alto per molti mesi a venire”, ha evidenziato Lavazza. Con la riduzione delle scorte e l’escalation dei prezzi, anche gli hedge fund e altri speculatori finanziari hanno fatto il loro ingresso nel mercato, contribuendo ulteriormente al rialzo dei futures.
L’impennata dei costi delle materie prime ha comportato per Lavazza spese aggiuntive di 800 milioni di dollari, quasi tre volte il suo margine operativo lordo. Anche l’aumento dei costi di spedizione ha avuto un impatto significativo: dallo scorso ottobre, le rotte navali sono state modificate per evitare le zone di conflitto nel Mar Rosso, costringendo le navi a percorrere itinerari più lunghi attorno al fondo dell’Africa.
L’utile netto del produttore italiano di caffè, infatti, è stato di 68 milioni di euro nel 2023, in calo rispetto ai 95 milioni di euro del 2022, mentre l’ebitda è sceso da 309 milioni di euro a 263 milioni di euro nello stesso periodo. Un chiaro segnale di rallentamento del settore.
Inoltre, le nuove normative dell’Unione Europea, che vietano la vendita di caffè e altre materie prime provenienti da aree deforestate, promettono di innalzare ulteriormente i prezzi. Queste regole, che entreranno in vigore all’inizio del prossimo anno, obbligheranno le aziende alimentari a tracciare esattamente i terreni di produzione. “Solo il 20% dei coltivatori è attualmente in grado di conformarsi a questa normativa”, ha rivelato Lavazza. Ha poi aggiunto che i torrefattori europei potrebbero dover dipendere quasi esclusivamente dai chicchi provenienti dal Brasile, l’unico paese completamente preparato a rispettare le nuove disposizioni. Ha concluso affermando che, se da Bruxelles si decidesse di non modificare la legislazione attuale, circa 8 milioni di coltivatori potrebbero essere tagliati fuori dal mercato del caffè europeo.
Queste dinamiche indicano un panorama in evoluzione per il mercato del caffè, dove i costi crescenti e le normative più rigide potrebbero ridisegnare le strategie commerciali e i comportamenti dei consumatori a livello globale.
Tu cosa ne pensi? Faccelo sapere nei commenti!