I fattori che hanno reso le organizzazioni criminali cinesi leader nel riciclaggio 

Ma come hanno fatto le organizzazioni criminali cinesi a diventare i leader indiscussi del riciclaggio di denaro, per conto delle maggiori organizzazioni a livello globale? Negli anni 2010, tre fattori hanno rafforzato il ruolo dei cinesi nel mondo del riciclaggio. Il primo è stato l’ascesa delle piattaforme di messaggistica criptata, in particolare WeChat, lanciata in Cina nel 2011. Un altro sviluppo è stato l’avvento delle criptovalute non tracciabili. L’anno scorso, il procuratore distrettuale di Manhattan ha smantellato un gruppo cinese che riciclava più di 7 milioni di dollari utilizzando Bitcoin. Ma l’epidemia di fentanyl è stata di gran lunga la più grave. Dalle 50 alle 100 volte più potente dell’eroina o della morfina, il fentanyl è almeno 20 volte più redditizio per chilogrammo rispetto alla cocaina, lasciando ai suoi trafficanti molto più denaro da riciclare. “Il fentanyl è ciò che li ha fatti crescere a dismisura”, afferma Donovan. Alla vigilia della pandemia, “i gruppi cinesi stavano crescendo in potere e prestigio”. L’altra faccia dell’operazione di riciclaggio di denaro, e cioè la domanda di dollari da parte di individui cinesi, è meno conosciuta. Secondo i funzionari cinesi e gli analisti che seguono le rimesse internazionali della Cina. “I livelli di fuga di capitali negli ultimi tre anni sono stati piuttosto allarmanti”, afferma un alto funzionario cinese, che ha rifiutato di essere identificato e che sostiene che molti miliardari e multimilionari stanno cercando di lasciare la Cina e di portare con sé il proprio denaro. “Alcuni ricchi imprenditori privati stanno perdendo fiducia nel futuro della Cina. Si sentono insicuri e stanno trovando il modo di portare via i loro soldi”.

Inoltre, alcuni ricchi cinesi affermano che Xi sembra ideologicamente contrario alla ricchezza personale. La sua politica di “prosperità comune”, invocata nel 2021, preannuncia quello che molti ritengono sarà un programma pluriennale per ridistribuire la ricchezza da chi ha a chi non ha. David Lesperance, consulente fiscale e per l’immigrazione con sede a Gibilterra, afferma che l’esodo dei ricchi cinesi eclissa tutto ciò che ha visto in più di 30 anni. “Negli ultimi due anni ho assistito al più grande esodo di clienti cinesi di altissimo valore netto in oltre tre decenni”, afferma Lesperance. Calcolare l’entità della fuga di capitali dalla Cina non è semplice. Richiede un’analisi forense dei dati della bilancia dei pagamenti cinese per capire quanto denaro lascia il Paese attraverso canali informali o illeciti. Brad Setser, ex funzionario del Tesoro statunitense ed esperto di flussi di capitale globali presso il Council on Foreign Relations, un think-tank statunitense, stima che nel primo trimestre di quest’anno la fuga di capitali privati dalla Cina si è attestata a un tasso annualizzato di circa 516 miliardi di dollari. Nel terzo trimestre del 2022 il tasso era ancora più alto, con quasi 738 miliardi di dollari. Questi livelli sono di gran lunga superiori ai deflussi dell’ultimo trimestre del 2019, prima che la pandemia colpisse all’inizio del 2020, che avevano raggiunto un tasso annualizzato di 94 miliardi di dollari. Questi livelli di deflusso di capitali sono enormi e ci possono far riflettere su come quest’anno una massa di denaro equivalente all’intero prodotto interno lordo della Norvegia sta lasciando i confini del paese. “Molti residenti cinesi non credono più che la traiettoria economica della Cina sia positiva e quindi non vogliono più necessariamente detenere una quota consistente del loro patrimonio in Cina”, afferma Setser. “Di conseguenza, molti cercano di trovare il modo di spostare i fondi all’estero, anche se questo è tecnicamente difficile per molti residenti cinesi medi”. Per far uscire i fondi dalla Cina vengono utilizzati una miriade di stratagemmi diversi. Sebbene gli esperti e le forze dell’ordine ritengano che le reti globali di banche clandestine siano la via più comune, altri metodi prevedono la sovrafatturazione delle importazioni, l’uso di criptovalute o l’addebito di pagamenti per servizi inesistenti all’estero. La rapida ascesa dei gruppi cinesi dediti al riciclaggio di denaro ha attirato l’attenzione delle forze dell’ordine di tutto il mondo. In Italia, le autorità stanno conducendo una serie di indagini che, a loro dire, rivelano la stretta collaborazione tra i mediatori di denaro cinesi e la criminalità organizzata europea. Le autorità ritengono che i criminali italiani siano diventati sempre più dipendenti dai banchieri clandestini cinesi non solo per riciclare i proventi delle vendite di droga, ma anche per pagare le spedizioni di stupefacenti.

“L’intero sistema del traffico di droga è sostenuto da una rete di intermediari clandestini cinesi”, afferma Giovanni Melillo, procuratore capo della Direzione Nazionale Antimafia e Terrorismo, il cui ufficio ha coordinato le indagini a livello nazionale. Giovanni Bombardieri, procuratore capo di Reggio Calabria e veterano nella lotta contro la ‘Ndrangheta, afferma che recenti indagini hanno dimostrato come la mafia utilizzi i broker cinesi per regolare i pagamenti della droga in America Latina. La proliferazione dei broker cinesi è oggetto di indagine anche da parte della National Crime Agency del Regno Unito. Sal Melki, responsabile della finanza illecita presso il National Economic Crime Centre dell’ente, afferma che i banchieri clandestini cinesi si stanno sempre più “rivolgendo ai criminali come fonte di contanti prontamente disponibili” per aiutare i cittadini cinesi all’estero a eludere i controlli sui capitali. Precedenti casi di riciclaggio di denaro negli Stati Uniti in cui erano coinvolti cittadini cinesi, hanno sollevato dubbi sul fatto che le autorità cinesi potessero essere a conoscenza delle transazioni. Nel 2021, Xizhi Li, 48 anni, residente negli Stati Uniti, è stato condannato a 15 anni di carcere dopo essersi dichiarato colpevole di aver condotto un’operazione di riciclaggio multimilionaria per alcuni trafficanti di cocaina e altre droghe. A Chicago, un altro uomo, Xianbing Gan, è stato riconosciuto colpevole di aver riciclato mezzo miliardo di dollari in proventi di droga e condannato a 14 anni. I documenti del tribunale depositati dai pubblici ministeri in entrambi i casi hanno dimostrato che i broker hanno riciclato il denaro attraverso alcune delle banche più grandi e conosciute della Cina. “Mentre le forze di sicurezza cinesi normalmente controllano e monitorano strettamente l’economia statale, Li e altri hanno spostato decine di milioni di dollari tra le banche e le società cinesi con apparente impunità”, ha dichiarato lo scorso marzo Celina Realuyo, ex alto funzionario del Dipartimento di Stato e professore alla Elliott School of International Affairs della George Washington University, a una commissione del Congresso. Alcuni funzionari ritengono che il governo cinese, che è in grado di ispezionare i messaggi su piattaforme criptate che rimangono invisibili alle agenzie occidentali, non stia condividendo con le controparti tutte le informazioni che potrebbe fornire. Tuttavia, in un recente allentamento delle tensioni tra Pechino e Washington, le autorità cinesi sembrano aver intensificato la loro collaborazione internazionale. Durante una visita a Guangzhou in aprile, la Segretaria al Tesoro degli Stati Uniti Janet Yellen ha ottenuto un impegno per una maggiore cooperazione negli sforzi contro il riciclaggio di denaro. “I cinesi hanno mostrato un maggior interesse nel collaborare con le nostre indagini,” afferma un alto funzionario della DEA, “ma è una novità degli ultimi mesi.” Il racconto di questi incredibili flussi di denaro e le loro intricate rotte attraverso banche rispettabili e sistemi clandestini, ci lascia con non poche domande. Ci troviamo di fronte a una verità sconcertante: miliardi di dollari, sufficienti a influenzare economie intere, vengono spostati e nascosti sotto il velo del crimine organizzato.

La portata di queste operazioni di riciclaggio rivela una verità più ampia e inquietante sulla profondità e l’efficacia con cui il denaro illecito permea il tessuto finanziario globale. La collaborazione transnazionale tra potenti cartelli della droga e gruppi di riciclatori è la dimostrazione della complessità e della ramificazione di queste organizzazioni e, allo stesso tempo, pone in evidenza la reticenza, o forse l’inadeguatezza, di alcuni organismi governativi nel contrastare con fermezza questi fenomeni. Tu cosa ne pensi? Faccelo sapere nei commenti!