L’attacco aereo a Damasco avvenuto il 1° aprile 2024, attribuito a Israele, ha colpito l’annesso del consolato iraniano, vicino all’ambasciata iraniana, causando importanti danni materiali e perdite umane. Tra le vittime vi erano 16 persone, inclusi un comandante di alto rango della Guardia Rivoluzionaria Islamica dell’Iran (IRGC), il Brigadiere Generale Mohammad Reza Zahedi, e altri sette ufficiali dell’IRGC, oltre a civili. L’azione è stata fortemente condannata da numerosi paesi e organizzazioni internazionali, con affermazioni che hanno sottolineato la violazione delle convenzioni internazionali, in particolare il rispetto dell’inviolabilità delle sedi diplomatiche e consolari. Un attacco, descritto come una grave violazione delle norme internazionali e un pericolo per la sicurezza regionale.
Israele ha attaccato l’Iran a Damasco per vari motivi strategici e di sicurezza, che si inseriscono nel contesto più ampio del conflitto regionale che vede coinvolti diversi attori statali e non statali.
L’incremento delle tensioni e degli attacchi da parte di Hamas, spesso coordinati o appoggiati dall’Iran, ha probabilmente intensificato la risposta israeliana non solo verso Hamas nella Striscia di Gaza, ma anche contro le infrastrutture iraniane in Siria, che potrebbero essere utilizzate per supportare ulteriormente attività contro Israele. L’attacco può quindi essere visto come un tentativo di Israele di ridurre le capacità iraniane di supportare Hamas e di inviare un messaggio di deterrenza sia all’Iran che ai suoi alleati nella regione. Questo è coerente con la politica israeliana di lungo termine di prevenire l’espansione militare iraniana e il trasferimento di capacità militari avanzate ai suoi proxy nella regione. Dal punto di vista militare, esistono notevoli differenze tra Iran e Israele. L’Iran ha una forza militare numericamente superiore, ma Israele compensa con tecnologia avanzata e una maggiore mobilitazione della riserva. Di seguito una tabella esplicativa della potenza delle due milizie:
Anche i servizi segreti di entrambi i paesi, specialmente il Mossad israeliano, giocano un ruolo fondamentale nella raccolta di informazioni e nelle operazioni segrete. Il Mossad è noto per le sue operazioni sofisticate di intelligence all’estero, focalizzate sulla raccolta di informazioni, operazioni segrete e azioni dirette per contrastare minacce alla sicurezza nazionale israeliana. Questo include la sorveglianza di attività terroristiche, il monitoraggio dei programmi di armamento di paesi ostili, e l’interdizione di trasferimenti di armi a gruppi militanti come Hezbollah. Il Mossad ha anche svolto un ruolo chiave nell’eliminazione di figure chiave legate al programma nucleare iraniano e nella raccolta di informazioni critiche sulle attività dell’Iran in Siria e in altri paesi della regione. L’Iran, dal canto suo, dispone di numerosi organi di intelligence, tra cui il Ministero dell’Intelligence e il VEVAK, che si occupano principalmente di sicurezza interna e sorveglianza dei dissidenti. Tuttavia, il Corpo delle Guardie della Rivoluzione Islamica (IRGC), attraverso la sua unità Quds, svolge un ruolo significativo nell’intelligence militare e nelle operazioni estere, supportando alleati regionali e milizie filo-iraniane nel Medio Oriente. Queste attività includono il trasferimento di armi, addestramento militare e coordinamento delle operazioni militari, particolarmente in Siria, Iraq e Libano. Queste attività sono cruciali per proteggere gli interessi nazionali e contrastare le mosse dell’avversario. In risposta all’attacco di Damasco, l’Iran ha lanciato l’Operazione True Promise, una significativa offensiva contro Israele il 13 aprile 2024, utilizzando droni e missili in collaborazione con Hezbollah e i ribelli Houthi. Le forze di difesa israeliane hanno riferito di aver intercettato la maggior parte dei droni e dei missili lanciati, affermando che circa 300 droni sono stati direzionati verso Israele, causando danni minimi a una base militare e ferendo una ragazza con schegge di un missile intercettore. Nonostante la vasta scala dell’attacco, la difesa aerea israeliana ha efficacemente neutralizzato la minaccia, evitando vittime significative dal fuoco iraniano. In risposta a questi eventi, il governo degli Stati Uniti ha riaffermato il suo impegno incrollabile per la sicurezza di Israele, sottolineando la volontà di sostenere Israele in caso di ulteriori attacchi. Questo attacco e la reazione associata hanno attirato l’attenzione internazionale, con diversi leader mondiali che hanno condannato l’aggressione iraniana e hanno espresso preoccupazione per un possibile escalation del conflitto nella regione. A tal proposito, non ci sono indicazioni chiare che l’Iran abbia avvisato esplicitamente altri paesi prima del suo attacco con missili e droni verso obiettivi israeliani, anche se svariate fonti non ufficiali dicono il contrario. Le fonti disponibili non menzionano specifiche comunicazioni preventive dell’Iran ad altri stati riguardo agli attacchi specifici, il che suggerisce che tali azioni sono state intraprese unilateralmente senza avvisi formali ai paesi terzi. Tant’è che il presidente degli Stati Uniti Joe Biden aveva informato dieci giorni fa i suoi consiglieri della necessità di difendere Israele ai massimi livelli e si era assicurato che tutte le unità fossero sul posto. Lo ha detto un rappresentante del Consiglio di sicurezza nazionale nel corso di una conference call a cui hanno partecipato alcuni giornalisti. E anche nell’ipotesi in cui queste comunicazioni ufficiali non ci fossero state, esistono i satelliti. L’utilizzo di satelliti, infatti, offre un vantaggio significativo nella sorveglianza e nella conduzione di operazioni militari, permettendo ai paesi di monitorare potenziali minacce e movimenti di truppe nemico con un’ampia copertura e in tempo reale. Dunque, volendo trarre le conclusioni, potremmo affermare che l’attacco Iraniano nei confronti di Israele sia stata più che altro un “attacco dimostrativo”. Il portavoce delle Forze di Difesa Israeliane, il contrammiraglio Daniel Hagari, ha infatti riferito che i danni causati dall’offensiva iraniana, che ha incluso l’uso di 170 droni, 30 missili da crociera e 120 missili balistici, sono stati minimi. La base aerea di Nevatim, situata nel sud di Israele, ha subito solo danni minori, insufficienti a comprometterne l’operatività. Durante l’attacco notturno, circa il 99% dei proiettili lanciati dall’Iran è stato intercettato dalle difese aeree israeliane, evidenziando un significativo successo strategico per Israele. “Questa è stata una dimostrazione della nostra superiore capacità aerea e tecnologica,” ha dichiarato Hagari in una conferenza stampa. Ha inoltre precisato che tutti i droni lanciati verso Israele sono stati abbattuti prima che potessero entrare nello spazio aereo israeliano, grazie all’intervento coordinato di Israele e dei suoi alleati. Insomma, un’operazione simbolica quasi del tutto innocua, ma allo stesso tempo un “contentino” da dare in pasto ai media e all’opinione pubblica iraniana e non, che si aspettava una controffensiva dopo i fatti di Damasco. Anche gli USA di Biden, pur mantenendo i solidi legami con Israele hanno affermato, per il tramite di due alti funzionari, che non parteciperanno ad un eventuale contrattacco israeliano contro l’Iran. Un attacco, dunque, che non ha impensierito nessuno, neanche i mercati con l’indice S&P500 che ieri (lunedì 15/04) ha addirittura aperto al rialzo per poi chiudere la giornata di scambi in territorio negativo con un -1,20%. Nonostante la controffensiva iraniana nei confronti di Israele non abbia causato particolari danni e non sia stata percepita come una vera e propria minaccia neppure dai mercati, la possibilità di un’escalation rimane viva e solleva non poche preoccupazioni riguardanti la stabilità della regione. Le azioni di entrambe le parti mostrano una determinazione a utilizzare la forza per affermare la propria posizione, aumentando il rischio di un ulteriore deterioramento della situazione. La comunità internazionale rimane vigile. Il futuro di questa regione rimane incerto, con la diplomazia internazionale che gioca e, dovrà continuare a ricoprire, un ruolo chiave nel prevenire un conflitto su larga scala. E tu cosa ne pensi? Faccelo sapere nei commenti!