Nell’articolo di oggi ci concentreremo sull’aspetto macroeconomico. Ci troviamo, infatti, di fronte a scenari di mercato che ricordano momenti storici decisivi per gli investitori e l’economia globale. L’attuale clima di incertezza e le dinamiche di mercato che stiamo osservando portano alla mente periodi di significativa trasformazione, come quelli vissuti all’inizio degli anni ’70 e all’alba del nuovo millennio. Personalmente, continuiamo a credere di essere sul punto di assistere a un raro cambiamento macroeconomico, simile a quello del 1972 e del 2000, dove si presenta un’eccezionale configurazione d’investimento sia sul lato lungo che su quello corto del mercato. Gli anni menzionati precedettero immediatamente l’avvio di nuovi mercati toro secolari nelle materie prime, coincidendo con lo scoppio di bolle su azioni growth estremamente sopravvalutate. 

La spinta dell’intelligenza artificiale ha provocato una divergenza dei prezzi azionari rispetto ai valori fondamentali sottostanti. Privati ed istituzioni che hanno guadagnato molto investendo in fondi indicizzati ed in grandi aziende del settore tecnologico potrebbero ora pensare a proteggere i guadagni ottenuti. Crediamo che questo sia il momento giusto per iniziare a ridurre gli investimenti in questi settori. È un buon momento per spostare parte del capitale verso investimenti di altra natura come quelli nel segmento Value, e verso fondi che puntino a migliorare attivamente il valore delle aziende in cui investono. 

Come mostra il grafico sopra, le stime degli analisti sul Free Cash Flow di Apple e Microsoft seguono un trend ribassista già da due anni, ma i prezzi dei loro titoli hanno seguito un trend decisamente rialzista, creando una notevole divergenza. Se le proiezioni per questo trimestre si riveleranno esatte, ci troveremo di fronte a un momento di svolta per queste due giganti dell’S&P 500: da una fase di crescita costante a un calo del loro FCF. Questa inversione di tendenza non è da prendere alla leggera. Suggerisce che Apple e Microsoft stanno iniziando a mostrare i tratti di aziende in una fase più matura del loro ciclo economico, più vulnerabili ai cambiamenti e con meno da guadagnare dalle nuove tecnologie, come l’intelligenza artificiale, in questo particolare momento. Anche Alphabet, con il suo predominio nel mondo della ricerca e della pubblicità, è sotto lo stesso riflettore. Un documento interno di Google, emerso a maggio 2023, ammette apertamente: “Non abbiamo una difesa inattaccabile, e lo stesso vale per Open AI”. Questa confessione getta luce sul fatto che i modelli di business, che una volta sembravano inespugnabili, ora affrontano sfide sia da nuove regolamentazioni sia dall’evoluzione tecnologica. E’ un fenomeno simile a quello vissuto all’alba del 2000, segnando un momento critico per le aziende tecnologiche megacap, che ora faticano a mantenere i tassi di crescita esponenziali del passato, proprio a causa delle loro enormi dimensioni. L’hype sull’IA è proprio come la frenesia per Internet nel 2000. L’innovazione era reale allora, proprio come lo è ora, ma la fiducia riposta nelle compagnie tecnologiche tramite valutazioni gonfiate per essere in grado di capitalizzarla era, ed è ancora una volta, esagerata. Durante quel periodo, fu l’impulso dato dagli aggiornamenti software in risposta al bug Y2K a stimolare la crescita del mercato, crescita che in seguito subì un brusco arresto. Oggi, la frenesia si concentra sui processori per l’intelligenza artificiale, generando una domanda che ha portato a risultati eccezionali per il leader del settore, Nvidia, e a un marcato aumento nel Philadelphia Semiconductor Index, superando di gran lunga le performance generali del mercato. Per chi non lo sapesse, quando parliamo di Bug Y2K, ci riferiamo al “problema del millennio” o “bug dell’anno 2000” (Y2K bug). Questo problema era legato al modo in cui i computer e i software registravano le date utilizzando solo le ultime due cifre dell’anno. Per esempio, l’anno 1998 veniva registrato semplicemente come “98”, e l’anno 1999 come “99”. Questo metodo di registrazione delle date poteva portare i sistemi informatici a interpretare l’anno “00” non come il 2000, ma come il 1900, causando potenziali malfunzionamenti o errori di calcolo in sistemi critici come quelli bancari, di comunicazione, di trasporto, e altro ancora. Nel periodo precedente il passaggio al nuovo millennio, vi fu un’ampia mobilitazione a livello globale per aggiornare i sistemi informatici e correggere questo bug, in modo da evitare possibili disastri legati a malfunzionamenti dei computer al cambio di data. La preoccupazione era tale che molti temevano seri problemi al livello di infrastrutture critiche. Tuttavia, grazie a estesi sforzi di aggiornamento e correzione del software, la maggior parte dei problemi potenziali fu evitata e il passaggio al nuovo millennio avvenne senza gli incidenti catastrofici che alcuni avevano previsto. 

fonte: CRESCAT CAPITAL LLC

Abbiamo una forte convinzione che vi sarà una fase di riflusso nei consumi da parte di numerose compagnie, sia grandi che piccole, che hanno fatto scorte delle GPU di Nvidia nell’ultimo anno senza una chiara comprensione del ritorno sull’investimento che potrebbero generare. Questa situazione ha molte analogie con la bolla speculativa legata al bug del millennio (Y2K). Di conseguenza, crediamo che l’indice S&P 500 possa trovarsi sull’orlo di un apice, preludio di una potenziale recessione imminente. Il passaggio dall’avidità alla paura e al panico fungerà da catalizzatore, man mano che si diffonde la consapevolezza delle reali dinamiche fondamentali e macroeconomiche in gioco. Il panorama attuale dei mercati finanziari solleva interrogativi fondamentali sul futuro dell’economia globale e sulla direzione degli investimenti. La storia ci insegna che i periodi di grande incertezza sono spesso seguiti da trasformazioni significative, offrendo opportunità senza precedenti a coloro che sanno navigare con saggezza le acque turbolente. Mentre ci avviciniamo a quello che potrebbe essere un punto di svolta per l’economia mondiale, è cruciale rimanere informati, flessibili e pronti ad adattarsi alle nuove realtà del mercato. Gli investitori che riusciranno a interpretare correttamente i segnali e a posizionarsi strategicamente potranno non solo proteggere i propri asset, ma anche trarre vantaggio dalle dinamiche di mercato in evoluzione, tracciando così la rotta verso il successo in un’era di cambiamenti senza precedenti. E tu cosa ne pensi? Faccelo sapere nei commenti!