Il conflitto tra Israele e Hamas ha raggiunto un livello di intensità senza precedenti dalla sua escalation a ottobre 2023. Il conflitto ha avuto inizio il 7 ottobre 2023, quando gruppi militanti palestinesi guidati da Hamas hanno lanciato un attacco a sorpresa contro il sud di Israele dalla Striscia di Gaza, che ha portato alla più significativa escalation militare nella regione dai tempi della guerra del Kippur 50 anni fa. In risposta, l’esercito israeliano ha iniziato un bombardamento aereo su larga scala della Striscia di Gaza seguito da un’invasione terrestre su larga scala a partire dal 27 ottobre. L’attacco di Hamas ha provocato la morte di 1.139 israeliani e stranieri, tra cui 766 civili e 373 membri delle forze di sicurezza, e ha visto la cattura di 253 israeliani e stranieri nella Striscia di Gaza. In risposta, Israele ha dichiarato lo stato di guerra, rafforzato il blocco, ordinato l’evacuazione della Striscia di Gaza settentrionale e lanciato l’operazione “Spade di Ferro” con l’obiettivo dichiarato di distruggere Hamas, controllare Gaza e liberare gli ostaggi.
Recentemente, Israele ha colpito Rafah, nella Striscia di Gaza, distruggendo case e una moschea, in quella che i residenti hanno definito una delle loro peggiori notti. Il capo di Hamas si trovava al Cairo per colloqui che i Gazawi sperano possano portare a una tregua in tempo per scongiurare un assalto totale sulla città. La situazione umanitaria a Gaza è disperata, con più della metà delle case di Gaza distrutte o danneggiate, oltre a 392 strutture educative e 11 ospedali su 35 funzionanti solo parzialmente. Ogni ora a Gaza, 15 persone vengono uccise (di cui sei sono bambini), 35 persone vengono ferite e 42 bombe vengono sganciate, secondo i primi sei giorni di guerra. Il presidente degli Stati Uniti, Joe Biden, ha emesso un memorandum chiedendo ai paesi che ricevono finanziamenti militari dagli Stati Uniti di dimostrare di seguire le leggi internazionali umanitarie e sui diritti umani, dopo aver descritto la risposta di Israele come “esagerata” e aver dato a Israele 45 giorni per presentare un rapporto sulle violazioni del diritto internazionale o rischiare di perdere l’aiuto militare. La situazione rimane tesa e complessa, con implicazioni profonde non solo per i diretti interessati ma per l’intera regione e la comunità internazionale. Nel contesto del conflitto tra Israele e Hamas, le alleanze geopolitiche e le dinamiche regionali stanno giocando un ruolo cruciale. Questo conflitto, che ha visto l’inizio di una significativa escalation il 7 ottobre 2023, non ha solo causato una tragica perdita di vite umane ma ha anche influito sulle relazioni geopolitiche e sull’economia della regione MENA (Medio Oriente e Nord Africa). La relazione tra Israele e gli Stati Uniti, sebbene rimanga forte, ha mostrato segni di tensione a seguito dell’attacco di ottobre da parte di Hamas. La risposta iniziale degli Stati Uniti è stata di forte sostegno a Israele, ma le crescenti pressioni interne da parte dei progressisti democratici e la necessità di bilanciare questo sostegno con la corte all’elettorato arabo-americano hanno portato a una maggiore riflessione su come gli Stati Uniti possano utilizzare la loro influenza in modo più efficace. Le sanzioni contro i coloni accusati di violenze anti-palestinesi sono un esempio di questo cambiamento di approccio. Parallelamente, la guerra ha avuto un impatto economico significativo su tutta la regione MENA. Il Fondo Monetario Internazionale ha ridotto le previsioni di crescita per la regione, citando la guerra come un fattore chiave dietro il rallentamento economico. La guerra ha colpito duramente le economie di Israele, della Cisgiordania e di Gaza, con previsioni di una contrazione del PIL e un aumento significativo della povertà. Il settore turistico, vitale per paesi come Egitto e Giordania, è stato gravemente danneggiato, così come gli investimenti esteri diretti a causa dell’incertezza e dei rischi percepiti. Nonostante il conflitto, alcuni segnali di normalizzazione e cooperazione regionale persistono. La relazione in via di miglioramento tra Iran e Arabia Saudita e il rientro della Siria nella Lega Araba indicano che la riconciliazione regionale osservata nel corso dell’anno rimane intatta. Le negoziazioni in corso per espandere i patti di normalizzazione tra Israele e l’Arabia Saudita, insieme alla continua coordinazione di sicurezza tra Israele e gli stati arabi moderati, suggeriscono un’attenzione continua alla cooperazione regionale. Ciò riflette gli sforzi degli Stati Uniti di espandere la propria rete di alleati, collegando strategicamente India, stati del Golfo, Israele e Europa. Inoltre, la crescente dipendenza globale dal gas naturale liquefatto (GNL) del Qatar, stimolata dalla guerra in corso tra Russia e Ucraina e dalla ricerca di alternative economiche, sta plasmando le dinamiche regionali. Questo è particolarmente rilevante in un momento in cui i mercati globali del gas stanno vivendo fluttuazioni significative. Il conflitto tra Israele e Hamas, dunque, ha rafforzato alcune alleanze esistenti, come quella tra Israele e gli Stati Uniti, sebbene con una maggiore riflessione su come quest’ultima possa utilizzare la sua influenza in modo più equilibrato. Allo stesso tempo, ha evidenziato e talvolta esacerbato le sfide economiche nella regione MENA. Nonostante il conflitto, segnali di normalizzazione e cooperazione regionale suggeriscono una ricerca continua di stabilità e sicurezza collettive. Il conflitto tra Israele e Hamas ha avuto e continua ad avere significative ripercussioni economiche sia per le aree direttamente coinvolte che per il contesto economico globale. Le economie di Israele e Gaza sono state colpite duramente. Gaza, in particolare, ha visto una devastazione delle sue infrastrutture, con un’enorme distruzione di abitazioni, scuole, ospedali e altre infrastrutture vitali. Questa distruzione ha portato a un declino economico immediato, esacerbato dal blocco che limita il movimento delle persone e delle merci, influenzando negativamente l’economia locale. Secondo un rapporto delle Nazioni Unite, se il conflitto dovesse durare tre mesi, il PIL combinato della Cisgiordania e di Gaza potrebbe cadere di oltre il 12%, con un aumento della povertà del 45%. Israele, pur avendo un’economia più resiliente, ha sperimentato un impatto significativo, specialmente in termini di consumo privato, investimenti e turismo. L’OCSE ha previsto una riduzione della crescita economica israeliana a seguito del conflitto, con un calo da una media annuale del 3,0% nel biennio 2023-2024 al 2,3% nel 2023 e all’1,5% nel 2024, in assenza di ulteriori escalation. A livello globale, il conflitto ha influenzato diversi aspetti economici, tra cui i mercati energetici e il commercio internazionale. Gli attacchi degli Houthi contro le navi nel Mar Rosso e le minacce ai cavi sottomarini potrebbero avere un impatto significativo sul commercio globale, considerando che circa il 30% del commercio globale passa per il Mar Rosso. Questo ha portato a un calo del 43% del traffico attraverso il Canale di Suez e a un aumento del 60% del traffico attorno al Capo di Buona Speranza, una rotta molto più lunga e costosa. Gli Houthi sono un gruppo armato dello Yemen, in prevalenza sciita zaydita e, per chi se lo stesse chiedendo, gli attacchi di questa fazione alle navi cargo nel Mar Rosso sono direttamente collegati al conflitto tra Israele e Hamas, rappresentando una spillover del conflitto più ampio nella regione. Questa crisi è iniziata il 19 ottobre 2023, quando il movimento Houthi supportato dall’Iran ha lanciato una serie di missili e droni armati contro Israele, prendendo di mira le navi commerciali che navigavano vicino alla costa yemenita, dichiarando obiettivi qualsiasi nave collegata a Israele. Questo attacco è stato motivato dal desiderio degli Houthi di interrompere la guerra di Israele contro Hamas, con l’intenzione di continuare fino a quando Israele non cesserà le sue azioni militari a Gaza. Gli Houthi hanno adottato una strategia marittima per aumentare la pressione sugli Stati Uniti e Israele, promettendo ulteriori attacchi se non verrà posto fine al conflitto a Gaza. Questo cambiamento strategico mira a imporre pesanti costi finanziari a Israele e a minare la sua sicurezza, con particolare attenzione allo stretto di Bab al-Mandeb, una delle rotte commerciali più trafficate al mondo. Questo ha portato alcune delle più grandi compagnie di navigazione a deviare le loro rotte, aumentando i costi e influenzando il commercio globale. Inoltre, si ritiene che l’Iran stia fornendo informazioni agli Houthi per consentire loro di attaccare specifiche navi, sebbene non desideri un’escalation del conflitto tra Israele e Gaza. Questi attacchi potrebbero provocare una risposta statunitense, con timori di un’ulteriore escalation del conflitto. Organizzazioni internazionali di spedizione hanno chiesto alle marine mondiali di proteggere le navi mercantili, suggerendo l’uso di un sistema di convoglio per assistere le navi attraverso il Mar Rosso. Ritornando ad una visione globale, l’economia potrebbe dover affrontare un aumento dei prezzi dell’energia. Anche se il mondo è meno dipendente dal petrolio rispetto agli anni ’70, un blocco temporaneo dei principali canali di trasporto o danni alle infrastrutture energetiche potrebbero ridurre significativamente l’offerta di petrolio e gas, con gravi conseguenze per l’economia mondiale. Secondo la Banca Mondiale, una perturbazione comparabile all’embargo petrolifero arabo del 1973 potrebbe ridurre l’offerta globale di petrolio di 6-8 milioni di barili al giorno, innalzando inizialmente i prezzi del 56-75%. Guardando al futuro, le prospettive economiche dipenderanno dall’evoluzione del conflitto e dalla capacità delle economie regionali e globali di adattarsi e rispondere alle sfide emergenti. La resilienza e la ripresa economica di Israele e Gaza dipenderanno dalla rapidità con cui potranno essere ricostruite le infrastrutture distrutte e dalla normalizzazione delle condizioni di vita e di lavoro. A livello globale, la capacità dell’economia mondiale di assorbire gli shock sui prezzi dell’energia e di adattarsi alle interruzioni del commercio determinerà l’impatto a lungo termine di questo conflitto sui mercati globali. La diversificazione delle fonti energetiche, l’aumento dell’efficienza energetica e l’accelerazione della transizione verso fonti di energia rinnovabile potrebbero attutire alcuni degli impatti più gravi.