I funzionari della Federal Reserve credevano di aver concluso gli incrementi dei tassi d’interesse quando, a dicembre, optarono per mantenerli invariati. Ciò nonostante, i verbali della riunione non hanno evidenziato un dibattito sostanziale riguardante il momento per iniziare a ridurli. Sebbene la maggior parte dei funzionari prevedesse che i tassi politici sarebbero stati abbassati entro la fine dell’anno, il resoconto dell’incontro del 12-13 dicembre, reso pubblico mercoledì 03/01, ha messo in luce un’incertezza crescente su come gestire il prossimo periodo di politica monetaria, in seguito all’aumento più rapido dei tassi d’interesse degli ultimi quarant’anni. Alcuni policymaker hanno manifestato preoccupazione per il rischio di mantenere i tassi eccessivamente alti per un periodo prolungato ed hanno sottolineato quali sarebbero “i pericoli per l’economia derivanti da una politica monetaria troppo restrittiva”, come riportato dai verbali. Hanno segnalato anche come un rallentamento nel mercato del lavoro potrebbe portare rapidamente l’economia da un miglioramento graduale ad un peggioramento più marcata delle condizioni economiche. Allo stesso tempo altri analisti e policymaker, sostengono che “le circostanze potrebbero richiedere di mantenere il tasso target al suo livello attuale per un periodo più lungo di quanto attualmente anticipato”. Tale necessità potrebbe emergere se l’inflazione dovesse stabilizzarsi a un livello significativamente superiore all’obiettivo del 2% stabilito dalla Fed, ha affermato Tom Barkin, presidente della Fed di Richmond, in un discorso. Tra marzo 2022 e luglio 2023, la Fed ha incrementato i tassi in 11 delle 12 riunioni di politica monetaria. Da quel momento, a seguito del raffreddamento dell’inflazione, i funzionari hanno mantenuto il loro tasso di riferimento federal-funds in un intervallo tra il 5,25% e il 5,5%, il più alto degli ultimi 22 anni. 

Ciò nonostante, la banca centrale ha mantenuto un filone ufficiale che suggeriva una maggiore attenzione verso i rischi economici che questi tassi più elevati porterebbero con se. Di conseguenza, i mercati hanno intensificato le loro aspettative riguardo ai tagli dei tassi per quest’anno, innescando significativi rally nei mercati azionari e obbligazionari alla fine del 2023. Gli investitori prevedono che la banca centrale inizi a ridurre i tassi nella sua seconda riunione di politica monetaria dell’anno, prevista per marzo. Il prossimo incontro della Fed si terrà il 30-31 gennaio. Le menzioni di un’inflazione “inaccessibilmente alta”, presenti nei verbali precedenti, non sono state incluse nell’ultimo report. I verbali suggeriscono anche che i funzionari della FED, potrebbero innervosirsi qualora i mercati reagissero in modo eccessivamente positivo migliorando le condizioni finanziarie e rendendo più difficoltoso rallentare l’economia e tenere sotto controllo l’inflazione. 

Le prospettive economiche degli Stati Uniti sono migliorate negli ultimi mesi, grazie al rallentamento dell’inflazione e della crescita salariale. Questo scenario potrebbe offrire alla Fed maggior margine per ridurre rapidamente i tassi in caso di un indebolimento economico maggiore di quanto previsto e potrebbe anche aprire la strada ad ulteriori tagli, anche in assenza di un arresto dell’espansione economica. 

Fortunatamente per l’economia, lo sviluppo delle supply chain e l’ingresso di nuove persone nel mercato del lavoro stanno moderando gli incrementi salariali e dei prezzi, senza provocare una diffusa debolezza economica. Alla fine dello scorso anno si riteneva che i rischi di un’inflazione superiore alle previsioni si fossero ridotti e di fatto dagli ultimi verbali notiamo come l’attenzione si sia spostata verso un dibattito sull’ulteriore calo nei livelli di inflazione che sarebbe ragionevole attendersi nel prossimo periodo. Alcuni funzionari, a dicembre, consideravano completata la parte più semplice della lotta contro l’inflazione, dato che le catene di approvvigionamento e i mercati del lavoro si erano ripresi dalle perturbazioni legate alla pandemia. Barkin ha detto che “Dopo decenni di pricing power limitato, le aziende specialmente quelle sotto pressione sui loro margini, non smetteranno di aumentare i prezzi dei loro prodotti e/o servizi, finché i loro clienti o concorrenti non forzeranno la mano e le costringeranno a farlo”. Ha poi continuato, “Se così fosse, temo che sia necessario fare di più” per diminuire la domanda e “convincere coloro che fissano i prezzi che l’epoca dell’inflazione è terminata”. I funzionari della Fed hanno trovato sempre più complesso scoraggiare le aspettative di mercato riguardo alla possibilità di tagli anticipati, soprattutto a causa di un raffreddamento dell’inflazione più rapido di quanto previsto dai policymaker della banca centrale. 

Mentre alcuni sostengono la necessità di un approccio più prudente nel mantenimento dei tassi attuali, altri anticipano possibili tagli, riflettendo le aspettative del mercato. Nel mezzo di queste discussioni, un fattore rimane chiaro: il percorso futuro della politica monetaria sarà attentamente calibrato per bilanciare la stabilizzazione economica con la mitigazione dei rischi di inflazione. Con il prossimo incontro in vista, gli occhi sono puntati sulla Fed, mentre naviga in queste acque complesse, con l’obiettivo di guidare l’economia americana verso un futuro sostenibile e prospero.