Ecco come Singapore e Hong Kong vogliono concedere licenze a token blockchain nel tentativo di rendere queste stablecoin utilizzabili nella vita di tutti i giorni.
Durante l’ultimo decennio in cui si sono affermate come una vera e propria asset class, le stablecoin, che dovrebbero rappresentare un salvagente in un oceano di tumulto, sono riuscite a malapena rispettato questa loro promessa. Nessuno dei 68 token studiati dai ricercatori della Bank for International Settlements è riuscito a mantenere costante il proprio valore di riferimento. Tether (USDT) e USD Coin (USDC), i due maggiori player del mondo stablecoin, replicano il dollaro seguendo il più possibile un rapporto 1:1, il che permette loro di agire come un “ponte” tra denaro virtuale e reale. Tuttavia, hanno pochissimo utilizzo al di fuori del mondo del trading di criptovalute. Per la maggior parte delle persone che non si occupa di Bitcoin o Ethereum, tenere i soldi in una banca, con tanto di assicurazione sui depositi, è sempre stata un’opzione più sicura. Eppure, nonostante le loro note debolezze, continuano ad arrivare nuove stablecoin. Anche i vari enti regolatori sembrano essere più ricettivi nel tenerle in circolazione, nonostante i collassi spettacolari come quello di TerraUSD che violò il suo obiettivo di prezzo di 1 dollaro nel maggio 2022 e cancellò circa 500 miliardi di dollari dai mercati cripto. Più recentemente, sulla falsa riga del caso di TerraUSD, anche USD Coin di Circle (nota come USDC) ha brevemente perso il suo valore di riferimento durante la crisi bancaria regionale degli Stati Uniti del 2023.
Entrambe le giurisdizioni asiatiche sembrano pensare di poter domare almeno una sottospecie della bestia indisciplinata rappresentata dal mondo cripto, quella delle stablecoin che promettono una conversione fissa in valuta fiat e riescono nei loro intendi mantenendo riserve liquide e sicure nella valuta che “replicano”. Con una regolamentazione pragmatica, tali stablecoin possono funzionare come un’opzione di pagamento efficiente in situazioni quotidiane che non hanno nulla a che fare con il trading di criptovalute.
La parola d’ordine è “Purpose Bound Money”.
Utilizzando la tecnologia blockchain, i PBM assicurano che ogni transazione rispetti le regole stabilite per il loro uso. L’idea dietro i PBM è promuovere comportamenti positivi o sostenere cause specifiche. Per esempio, possono essere usati in programmi di welfare per assicurare che i fondi vengano spesi in necessità come cibo e alloggio, o da aziende per incentivare scelte salutari o ecologiche tra i dipendenti. Questo tipo di moneta digitale offre ai suoi emittenti, che possono essere governi o aziende, un controllo maggiore su come vengono spesi i fondi. Prendiamo il caso di una turista cinese a Singapore. Vuole pagare in yuan dal suo portafoglio elettronico Alipay+, ma il commerciante accetta solo GrabPay. Entra in gioco XSGD, una forma digitale del dollaro di Singapore emessa privatamente e che può essere programmata per soddisfare condizioni specificate da un algoritmo. In questo particolare esempio, il codice informatico indirizzerà i portafogli Alipay+ a rilasciare fondi a Singapore, ma solo per l’acquisto di beni e servizi da un commerciante che utilizza GrabPay – uno scopo chiaramente definito. Tuttavia, una volta che i venditori hanno ricevuto i loro token XSGD e li hanno convertiti in dollari di Singapore equivalenti, sono liberi di fare ciò che vogliono con il denaro. StraitsX, l’emittente di XSGD, chiuderà il ciclo di pagamento collaborando con Ant Group Co. e Grab Holdings Ltd. I turisti cinesi non dovranno avere a che fare con Grab e i commercianti di Singapore non dovranno mantenere una relazione con Ant. Le transazioni transfrontaliere verranno eseguite in un istante senza che le piccole imprese debbano sopportare costose commissioni delle carte di credito. Allo stesso tempo, definendo lo scopo del pagamento e imponendo limiti prudenziali sui trasferimenti, i regolatori garantiranno che le stablecoin non finiscano per diventare nuovi canali per il riciclaggio di denaro. Oltre ai metodi di pagamento tradizionali, come conti bancari o denaro contante fisico, le persone avranno in generale tre opzioni. Potrebbero regolare i pagamenti utilizzando valute digitali delle banche centrali, una volta che le CBDC diventino disponibili. Oppure le loro banche potrebbero permettere loro di tokenizzare i depositi e effettuare pagamenti anticipati, ad esempio per un contratto di locazione, ma solo quando l’altra parte adempie ai suoi obblighi contrattuali. In alternativa, pagatori e beneficiari potrebbero utilizzare stablecoin, a patto che si fidino che esse mantengano il loro valore anche in caso di fallimento degli emittenti stessi. Ecco perché il fulcro della regolamentazione emergente delle stablecoin in Asia (e in Europa) riguarda la trasparenza e la protezione dei consumatori. Secondo il documento che Hong Kong ha messo in circolazione per la consultazione pubblica, gli emittenti dovranno divulgare il valore dei loro asset e delle loro passività alla fine di ogni giornata. Dovranno dettagliare la composizione delle loro riserve ogni settimana e produrre un rapporto di revisione una volta al mese. Questo è un miglioramento rispetto allo status quo. Ad esempio, Tether pubblica le sue riserve quotidianamente ma fornisce un report più completo su base trimestrale, redatto da una società di revisione. Gli investitori possono chiedere alla piattaforma di dargli denaro in cambio, ma devono consegnare l’equivalente di almeno 100.000 dollari in monete. Secondo le regole attualmente in discussione a Hong Kong, le aziende non possono scoraggiare il rimborso dei token mantenendo gli importi soglia o le commissioni troppo elevate. Dovranno anche portare capitale fino al 2% del valore nominale delle monete che mettono in circolazione. Questi operatori autorizzati non potranno, inoltre, intraprendere attività collaterali rischiose come il lending (prestiti). Guadagneranno interessi sugli attivi di riserva e non pagheranno interessi ai depositanti. Lo scorso Agosto, l’Autorità Monetaria di Singapore ha redatto un insieme di regole simili. La differenza chiave è che mentre Hong Kong sembra incline a permettere anche stablecoin che mirano a un valore fisso rispetto ad un paniere di valute, una stablecoin regolamentata dalla MAS (Monetary Authority of Singapore) permetterebbe solo un collegamento al dollaro di Singapore o ad una singola valuta del G10. Gli emittenti dovranno rimborsare i token entro cinque giorni lavorativi dalla ricezione di una richiesta.
Commission (SEC) degli Stati Uniti, che chiedeva di vedere la sua documentazione. Se gli emittenti di monete debbano accettare o meno statuti onerosi simili a quelli bancari, è un argomento che continua a suscitare intenso interesse di lobbying a Washington. I centri finanziari asiatici stanno adottando un approccio più pragmatico. Fintanto che agli emittenti di token collegati alla valuta non è permesso diventare prestatori ombra, gli utenti non avranno realmente bisogno di un’assicurazione sui depositi. Al contrario, nulla andrà perso se i consumatori rimarranno indifferenti. Se l’adozione mainstream di stablecoin regolamentate non decollerà, il denaro potrà sempre essere indirizzato a scopi specifici tramite depositi bancari tokenizzati o CBDC. Ma in tal caso, l’industria finanziaria tradizionale continuerà a dominare, e le iniziative tecnologiche pure saranno lasciate al freddo, un po’ come il sogno di Mark Zuckerberg di una stablecoin globale. Qualunque sia l’esito, una cosa è certa: i consumatori asiatici avranno molte più opzioni di pagamento per regolare le proprie transazioni rispetto a quelle attualmente esistenti.