Nell’articolo di oggi cercheremo di capire quali motivi hanno portato Warren Buffet ad accumulare questa enorme fetta di liquidità all’interno del portafoglio di investimenti della Berkshire Hathaway, di cui il signor Buffet è presidente ed amministratore delegato.
Ci troviamo attualmente in un punto cruciale nei mercati finanziari e nell’economia globale, supportati da un’ampia lista di convincenti ragioni macro:
- Gli asset delle banche centrali globali si stanno contraendo e deviando significativamente dai trend generali del mondo azionario. –
- Le inversioni della curva dei rendimenti (yield curve) si stanno accentuando dopo essere state ampiamente invertite, un classico segnale del mercato creditizio che tipicamente tende a coincidere con l’inizio di una fase di declino economico.
- Il tasso di disoccupazione ha superato la sua media mobile a 2 anni, un indicatore sempre presente prima di una recessione, nel corso degli ultimi 50 anni. – Ogni volta che l’indice manifatturiero ISM è rimasto sotto il livello chiave di 50 per 12 mesi consecutivi, è seguita una recessione. – I tassi di risparmio delle famiglie si stanno avvicinando a minimi storici.
- L’indicatore Leading del Conference Board è diminuito per 19 mesi consecutivi, una tendenza osservata solo durante la recessione del 1973/’74 e la Crisi Finanziaria Globale del 2008.
- La leadership di mercato si è ristretta al solo segmento mega-cap del settore tecnologico, isolato dal resto del mercato, riportandoci ai tempi della Tech Bust del 2001. – Il recente crollo del mercato del Fixed Income.
- La pericolosa divergenza tra il calo dei prezzi dei Treasury e l’indice Nasdaq 100, che continua a sfidare la gravità in un ambiente di accesso al mondo del credito con costi marcatamente più alti.
- Il credito bancario sta iniziando a contrarsi, raggiungendo livelli sperimentati solo durante la Crisi Finanziaria Globale del 2008.
- Un indice aggregato di industrie cicliche come banche, retail, costruttori di case, auto e small caps è ora in calo del 20% rispetto al S&P 500.
- L’occupazione nel settore della logistica ed in particolare nel sotto-segmento dei trasporti su quattro ruote, si sta contraendo ad un ritmo più veloce rispetto ai cicli del 2000 e del 2008.
– Le entrate fiscali federali sono diminuite per sette mesi consecutivi, una sequenza osservata solo durante le recessioni. – Un’enorme quantità di obbligazioni corporate e governative è in scadenza nei prossimi 12 mesi, con tassi di interesse effettivi destinati ad un drastico aumento (in fase di rifinanziamento) da livelli storicamente bassi.
– I margini aziendali devono ancora sentire la pressione degli aumenti salariali, mentre il costo della vita rimane alto e continuano a svolgersi scioperi di svariate categorie di lavoratori.
– Meno di un terzo di tutte le small-cap statunitensi ha registrato profitti negli ultimi tre anni.
– Gli utili aziendali aggregati si trovano attualmente al limite superiore di un trend che viene confermato da oltre 70 anni, che potrebbe rappresentare un punto critico di inversione con un conseguente restringimento dei profitti per gli anni a venire. (Segue grafico)
Sebbene questo dato sia passato relativamente inosservato, di recente le aziende statunitensi si sono mosse verso quello che sembra essere uno dei più estesi impieghi di capitale nella storia. Si potrebbe pensare che la maggior parte di questi investimenti aziendali nell’economia siano attualmente guidati da imprese capital-intensive, ma la verità è che le aziende tech sono state l’attore principale di questa espansione degli investimenti. Il potenziale di crescita di queste aziende mega-cap del settore tech, però, si sta avvicinando ad un punto di arresto. La sfida che queste imprese devono affrontare, risiede nel fatto che, nonostante investano miliardi di dollari in intelligenza artificiale (AI), queste spese non hanno ottenuto un riscontro tangibile in termini di crescita del loro fatturato e/o di miglioramento dei loro margini di ricavo. L’era in cui le aziende tecnologiche potevano sostenere una crescita elevata degli utili e del cash flow con investimenti minimi, è finita. L’attuale crescita reale degli utili negli ultimi 10 anni, è già la seconda più grande nella storia, preceduta solo dalle prestazioni del decennio precedente. Crediamo che il decennio dal 2000 al 2010 sarò ricordato come il “decennio-culmine” per la crescita degli utili aziendali per molti anni a venire.
È importante notare che il ciclo CAPEX delle società che compongono l’indice S&P 500 segue tipicamente una tendenza al rialzo e, attualmente, ci troviamo al limite superiore di questo intervallo (segue il grafico) probabilmente in un punto cruciale che potrebbe segnalare l’inizio di una contrazione nella spesa in capitale. CAPEX, per chi non lo sapesse, sta per Capital Expenditures e rappresenta flussi di cassa in uscita per la realizzazione di investimenti in attività immobilizzate di natura operativa. Si tratta cioè di investimenti in capitale fisso. Una situazione simile si è verificata durante i culmini della Tech Bubble nel 2000, della Housing Bubble nel 2007 e del Boom di Petrolio e Gas nel 2014.
Ad oggi il settore tech è quello con il CAPEX maggiore sia in termini assoluti che relativi. Di fatto, gli investimenti in AI ed in altre tecnologie all’avanguardia richiedono molti più investimenti in capitale rispetto ai settori tradizionalmente associati alle risorse naturali. Per essere più precisi, le aziende tecnologiche dell’S&P 500, come Amazon e Alphabet, allocano collettivamente una spesa annuale in capitale superiore alla spesa combinata dei settori dell’energia e dei materiali. La continua necessità di un significativo afflusso di capitale da parte delle aziende tecnologiche, in particolare mentre si avvicinano ad un tetto di crescita nelle loro operazioni attuali, rende queste imprese più cicliche per natura.