Nell’articolo di oggi cercheremo di capire se ad oggi, nel 2023, sia conveniente investire in infrastrutture. 

Investire in infrastrutture, da un punto di vista finanziario, significa allocare risorse in progetti o società che si occupano della costruzione, gestione o manutenzione di queste strutture. Questo tipo di investimento è particolarmente attraente per la sua potenziale stabilità e lunga durata, poiché le infrastrutture sono spesso essenziali e non facilmente sostituibili. Una modalità di investimento in infrastrutture è attraverso i fondi di investimento specializzati, che raccolgono capitali da investitori diversi per essere poi allocati in progetti infrastrutturali. Questi fondi possono concentrarsi su specifiche aree geografiche o tipi di infrastrutture, e offrono agli investitori la possibilità di diversificare il proprio portafoglio oltre i tradizionali asset finanziari. Un’altra opzione è l’investimento diretto in azioni di società che operano nel settore delle infrastrutture. Questo può includere aziende di costruzioni, di energia, società di telecomunicazioni o di servizi pubblici. Esistono, inoltre, le obbligazioni infrastrutturali come ad esempio i Municipal Bonds, emessi da governi, enti pubblici o aziende per finanziare specifici progetti infrastrutturali. Queste obbligazioni possono offrire rendimenti interessanti e, a seconda del profilo di rischio, possono variare da investimenti sicuri a speculativi. Un aspetto da considerare in questa tipologia di investimenti, è il loro orizzonte temporale tipicamente lungo e la loro sensibilità ai cambiamenti politici e economici. Infatti, politiche governative, regolamenti ambientali e cambiamenti nella domanda possono influenzare significativamente il rendimento di questi investimenti.

Qual è lo scenario macroeconomico in cui navighiamo?

Il 2022 si è rivelato un periodo denso di eventi per gli investitori, per dirla con un eufemismo. Fattori quali l’escalation dell’inflazione, il crescendo dei tassi d’interesse, le tensioni geopolitiche e i fenomeni meteorologici estremi hanno relegato la pandemia in una posizione secondaria. Nel corso dell’anno, gli asset infrastrutturali hanno mostrato performance relativamente positive. Le proiezioni analitiche riguardanti i ricavi dei settori quotati in borsa indicano prospettive ancora robuste per l’intera industria, segnalando una significativa ripresa in aree precedentemente in difficoltà, come le autostrade a pedaggio e gli aeroporti. L’ambito infrastrutturale legato al petrolio e al gas si è distinto come un’eccezione, con risultati solidi dovuti alla crisi energetica internazionale. Ciononostante, si è registrata una riduzione del 30% nel prezzo del petrolio greggio rispetto al suo picco di marzo. Le proiezioni future indicano un’attesa moderazione dei prezzi delle materie prime nel 2023 e 2024, a causa dell’aumento dell’offerta e della riduzione della domanda. I dati raccolti tra il 2005 e il 2021 confermano questa tendenza: le infrastrutture private hanno sovraperformato il segmento quotato in periodi di inflazione elevata, con un picco di rendimento in momenti di alta inflazione abbinata a una crescita del PIL contenuta. È probabile che il 2023 consolidi ulteriormente questa tendenza, visto che i mercati privati hanno già superato quelli pubblici nella prima metà dell’anno. L’escalation inflazionistica ha portato le infrastrutture private al centro dell’attenzione, riconosciute per la loro resilienza in contesti di elevata inflazione, grazie alla loro notevole capacità di influenzare i prezzi e di trasferire i costi maggiori ai consumatori. Questa caratteristica difensiva le rende particolarmente attraenti rispetto ad altre classi di asset, specialmente in periodi di incertezza e quando gli investitori cercano rifugi sicuri. 

Nonostante l’aumento dei costi di finanziamento, gli investitori in infrastrutture non hanno incrementato i loro target di rendimento. Le valutazioni delle transazioni sono rimaste stabili, nonostante la sotto-performance dei mercati pubblici. I benchmark infrastrutturali privati come MSCI e Burgiss hanno mantenuto una tendenza positiva nella prima metà del 2022, e non si sono registrate segnalazioni di particolari svalutazioni. Questo argomento controverso sarà analizzato più approfonditamente in seguito. Un elemento a favore della resilienza delle infrastrutture risiede nella stabilità delle aspettative inflazionistiche a lungo termine dal 2019 nei principali mercati. Le pressioni inflazionistiche hanno indotto le banche centrali globali a intraprendere un ciclo di stretta monetaria aggressiva. I rendimenti sui titoli di stato decennali hanno registrato un incremento tra i 200 e i 300 punti base da gennaio a novembre 2022 (vedi grafico di seguito). 

La situazione in Italia

Il 12 aprile, la commissione ambiente della Camera ha rivelato un rapporto dettagliato sul progresso delle infrastrutture prioritarie delineate nel piano nazionale di ripresa e resilienza (Pnrr) e nel fondo complementare (Pnc). Questi investimenti coprono una vasta gamma di settori, come ferrovie, mobilità urbana, autostrade, e interventi su porti e aeroporti. Il panorama che emerge da questo rapporto è complesso e sfaccettato. La maggior parte dei progetti si trova ancora nelle fasi iniziali di progettazione e appalto. Inoltre, si osserva una distribuzione delle risorse più omogenea nel nord dell’Italia, mentre nel sud si evidenzia una concentrazione in poche regioni. 

Il costo totale per le infrastrutture prioritarie secondo il Pnrr e il Pnc si aggira attorno ai 132,5 miliardi di euro. Al 31 dicembre 2022, le risorse disponibili per coprire queste spese ammontano a circa 102,3 miliardi di euro, lasciando un divario di circa 30 miliardi. Questa cifra non proviene esclusivamente dal Pnrr e dal Pnc, ma include anche finanziamenti da altre fonti come il fondo di solidarietà comunale e il fondo per l’avvio delle opere indifferibili, che insieme coprono il 54% del totale. A queste si aggiungono altre risorse pubbliche (42%) e una piccola parte di finanziamenti privati (3%). Va notato che il costo totale è aumentato di 7,2 miliardi di euro dal maggio 2022, a causa dell’aumento dei costi dei materiali di costruzione, dei carburanti e dei prodotti energetici. Resta incerto se questa tendenza continuerà nei prossimi mesi. Per quanto riguarda lo stato dei lavori, quelli sulle ferrovie sono i più avanzati, con il 26% delle opere in corso. Seguono le ciclovie (11%), i porti e interporti (10%), i sistemi urbani (7%) e le strade e autostrade (1%). Aeroporti, infrastrutture idriche ed edilizia pubblica sono invece ancora in fasi preliminari. La maggior parte delle opere sono ancora nelle fasi di progettazione o di appalto, in parte a causa del calendario del Pnrr, che non è ancora a metà del suo percorso e dovrebbe concludersi alla fine del 2026. L’inizio del 2023 ha segnato l’avvio più concreto dei progetti, con l’apertura dei cantieri e l’inizio dei lavori, sebbene con variazioni a seconda delle scadenze previste nel cronoprogramma. I dati sono disponibili sia per settore che per macro-aree geografiche. Solo il 14% delle infrastrutture prioritarie nel sud e nelle isole sono in corso, rispetto al 36% nel centro-nord, indicando un possibile svantaggio per il Mezzogiorno. Alla luce di questi dati, per ciò che concerne l’Italia, i mercati privati ci sembrano essere più interessanti. Questi, al momento, sembrano ancora essere in grado di offrire rendimenti più elevati rispetto a quelle che sono le previsioni dei mercati pubblici (quotati). Una tendenza che si deve, almeno in parte, al poco sviluppo del settore del private Equity all’interno della penisola, soprattutto se paragonato a quello di altre economie sviluppate.

Lo scenario nel resto del mondo ed i principali driver di crescita

All’interno di un report di Roland Berger, al fine di valutare le aspettative degli investitori sugli investimenti infrastrutturali nel 2023, sono stati intervistati asset manager e banche d’investimento. Circa il 90% dei partecipanti è risultato essere già attivo nel settore degli investimenti infrastrutturali da più di cinque anni e circa il 55% da più di dieci anni. Poco più del 50% dei rispondenti ha ritenuto che il numero di operazioni di fusione e acquisizione (M&A) nel settore infrastrutturale nel 2023 rimarrà stabile o subirà un lieve calo rispetto al 2022. Ciò indica una continuazione delle difficoltà incontrate nella seconda metà del 2022, seppur a una velocità inferiore. I partecipanti si sono mostrati meno ottimisti riguardo all’Europa, dove la maggioranza si aspetta un lieve o moderato calo nel numero di operazioni infrastrutturali nel 2023. La vicinanza al conflitto Russia-Ucraina, il costo netto più elevato delle sanzioni contro la Russia che porta a una maggiore inflazione, tassi di interesse più alti e, di conseguenza, un maggior costo per l’accesso al credito, sono tutti fattori che potrebbero influenzare questa visione. Per quanto riguarda i settori, i rispondenti si sono mostrati più ottimisti per l’Energia e le infrastrutture Digitali, seguiti dai Trasporti e dai Servizi Pubblici (incluso lo smaltimento dei rifiuti).

Infrastrutture energetiche

Gli investitori mostrano un interesse particolarmente elevato verso le infrastrutture energetiche, un settore trainato principalmente dalla transizione verso fonti energetiche più sostenibili. Tra le iniziative più promettenti si distinguono quelle legate all’elettrificazione, come le stazioni di ricarica per veicoli elettrici e i sistemi di accumulo energetico. Anche l’elettrificazione del riscaldamento tramite pompe di calore è vista con favore dalla maggior parte degli investitori. Questo interesse è stimolato dal successo di alcune economie europee, come il Regno Unito e la Germania, nel ridurre le emissioni di carbonio nel settore elettrico attraverso l’uso di energie rinnovabili. L’idea è che, estendendo l’uso dell’elettricità nei mercati energetici primari, si possano sfruttare venti favorevoli a lungo termine. La competitività crescente delle tecnologie sia di produzione (come il solare e l’eolico) sia di consumo (come i veicoli elettrici e le pompe di calore) accelera questo processo, rendendo gli investimenti in questi settori meno dipendenti dai sussidi governativi e più guidati dalle esigenze di mercato e ambientali. Altri investimenti considerati promettenti includono quelli in idrogeno verde, cattura e stoccaggio del carbonio (CCUS), e biocarburanti. Questi settori sono visti come attraenti perché trasformano l’energia in forme più sostenibili, sebbene attualmente non siano ancora economicamente vantaggiosi senza un sostegno esterno, come sussidi o incentivi. Nonostante i mercati del prezzo del carbonio stiano diventando più solidi, molti progetti in questi settori restano difficili da finanziare senza sussidi diretti. I governi europei, incoraggiati dall’iniziativa RePowerEU, sperano che ci siano fondi sufficienti da attrarre per realizzare questi ambiziosi progetti, anche se ciò non è affatto garantito. La tecnologia in questi settori ha guadagnato accettazione e si è standardizzata, riducendo la necessità di sussidi, ma i rischi rimangono e non sempre sono compensati da adeguati rendimenti. Un esempio specifico è il settore dell’energia eolica in Europa, dove difficoltà nella catena di approvvigionamento, regolamentazioni fiscali complesse e altri fattori hanno portato a una drastica riduzione del numero di nuove installazioni di turbine eoliche nel 2022. Questo evidenzia la necessità di creare condizioni più favorevoli agli investimenti per mantenere la crescita in questo settore cruciale per la transizione energetica.

Infrastrutture digitali

La tendenza all’investimento in infrastrutture digitali e intelligenti è in forte crescita, spinta dalla domanda pubblica e dalle esigenze di un mondo sempre più connesso. Le infrastrutture digitali comprendono una vasta gamma di tecnologie come la rete di fibra ottica, i data center, i server e elementi di Internet of Things (IoT), intelligenza artificiale (AI) e blockchain. Queste tecnologie non sono solo fondamentali per la gestione efficiente delle informazioni, ma sono anche cruciali per l’evoluzione delle città moderne verso modelli più intelligenti e connessi. L’urbanizzazione, con la previsione delle Nazioni Unite che due terzi della popolazione mondiale vivranno in aree urbane entro il 2050, pone una maggiore enfasi sullo sviluppo di queste infrastrutture. Le città intelligenti sfruttano le infrastrutture digitali per migliorare vari aspetti della vita urbana: dalla gestione del traffico con sistemi intelligenti alla sicurezza pubblica avanzata, dalla gestione efficiente delle risorse energetiche alla fornitura di servizi pubblici digitalizzati. Queste innovazioni non solo migliorano la qualità della vita, ma rendono anche le città più efficienti e sostenibili. Un esempio concreto di questa tendenza è visibile in progetti come la Smart City di Amsterdam, dove un’ampia gamma di tecnologie digitali viene utilizzata per ottimizzare il consumo energetico, migliorare la mobilità urbana e incrementare la sicurezza dei cittadini. Allo stesso modo, città come Singapore stanno sperimentando con sistemi avanzati di gestione dei rifiuti e di monitoraggio ambientale, dimostrando come l’infrastruttura digitale possa trasformare l’ambiente urbano. Secondo i dati di Infrastructure Investor, gli asset digitali hanno raggiunto una quota record del 31% nella raccolta fondi per le classi di asset, evidenziando la crescente fiducia degli investitori in questo settore. Tuttavia, mentre queste infrastrutture promettono numerosi vantaggi, portano con sé anche sfide come la protezione dei dati, la privacy e l’accessibilità, che devono essere affrontate in modo responsabile per garantire uno sviluppo equilibrato e inclusivo.

All’interno del variegato mondo degli investimenti in infrastrutture, emergono sfide e opportunità in continuo mutamento. In Italia, come nel resto del mondo, gli investitori si confrontano con un contesto macroeconomico complesso, caratterizzato da inflazione crescente, tassi di interesse in ascesa e sfide geopolitiche. Le infrastrutture, ad oggi, continuano a offrire terreno fertile per investimenti strategici e a lungo termine. I settori dell’energia e delle infrastrutture digitali si distinguono per il loro dinamismo e potenziale. L’energia, in particolare, si trova al centro di una transizione epocale verso fonti più sostenibili, con progetti che spaziano dall’elettrificazione all’idrogeno verde. Questi ambiti promettono non solo rendimenti attraenti, ma anche un impatto significativo sul fronte della sostenibilità ambientale. Allo stesso tempo, l’ascesa delle città intelligenti e la crescente digitalizzazione aprono nuove frontiere per gli investimenti in infrastrutture digitali, da IoT alla blockchain, delineando un futuro in cui la tecnologia e l’innovazione sono i veri protagonisti. Nonostante le incertezze del mercato, gli investitori dimostrano una fiducia crescente nel settore infrastrutturale, come testimoniato dalla robusta raccolta di fondi e dall’alta quotazione degli asset digitali. Questo è un segnale positivo che, nonostante le turbolenze del contesto economico globale, le infrastrutture rimangono una scelta privilegiata per chi cerca stabilità e crescita nel lungo periodo. In questo panorama in rapida evoluzione, la capacità di anticipare le tendenze e di adattarsi a un contesto in continua trasformazione sarà la chiave per gli investitori che vogliono massimizzare il loro impatto e i loro rendimenti. La storia ci insegna che nei momenti di cambiamento si celano le maggiori opportunità: per gli investitori pronti a coglierle, il futuro delle infrastrutture appare ricco di promesse e potenzialità. E tu cosa ne pensi? Faccelo sapere nei commenti!